Si potrà andare in pensione prima, ma l’assegno mensile rischia di essere decurtato anche del 25 per cento. Morale: la tanto propagandata riforma delle pensioni, ovvero l’abolizione della legge Fornero, potrebbe essere un bluff, o comunque potrebbe rivelarsi nei fatti molto meno conveniente di quanto non sostengano Lega e M5S.
A mettere in guardia dal rischio di una decurtazione dell’assegno del 25 per cento sono i risultati delle simulazioni realizzate in esclusiva per “L’Economia” del Corriere della Sera da Progetica, una società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale. In particolare, sono stati passati sotto la lente i possibili effetti dell’introduzione della “quota 100”, cioè la somma dell’età anagrafica (62 anni) e dell’anzianità contributiva (38) come requisito per accedere al pensionamento.
Ma non finisce qui: ad ottenere i maggiori benefici dall’introduzione della “quota 100” sarebbe chi ha cominciato a lavorare fra i 22 e i 26 anni con continuità di carriera: praticamente pochissima gente, visto che negli ultimi decenni l’ingresso in forma stabile all’interno del mondo del lavoro sta avvenendo sempre più tardi. E in ogni caso il conto sarà per tutti molto salato, infatti anche questa categoria per anticipare il pensionamento sino a 5 anni e sei mesi subirebbe un taglio del vitalizio del 25%. Gli effetti sull’età di pensionamento e sul rapporto fra pensione e ultimo stipendio saranno molto diversi a seconda dell’età e dell’inizio della contribuzione.