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Home » Politica » “Moro, il caso non è chiuso”. Studiosi e politici di Caserta ne hanno discusso con Fioroni

“Moro, il caso non è chiuso”. Studiosi e politici di Caserta ne hanno discusso con Fioroni

14 Ottobre 2018

Grande successo di pubblico a Caserta per la presentazione del libro di Giuseppe Fioroni Moro – Il caso non è chiuso, la verità non detta, l’altro pomeriggio presso il Centro servizi sociali e culturali del Comune. L’evento, promosso da Campania Domani, ha visto la presenza di molti politici locali e regionali e naturalmente quella dell’autore Giuseppe.

In apertura del convegno, moderato dal consigliere comunale di Caserta Matteo Dionisi, i saluti del presidente del Consiglio comunale di Caserta Michele De Florio e del consigliere della Provincia Raffaella Zagaria. “La buona politica – ha dichiarato quest’ultima – è quella che lavora alla soluzione dei problemi. Il lavoro della ricerca della verità si deve abbinare alla ricerca storica. Con il suo libro, l’onorevole Fioroni ci ha fornito uno strumento prezioso per capire il momento delicato nostro Paese. Sono rimasta affascinata dal racconto di questa storia”.

Quindi è intervenuto Luca Romano, coordinatore provinciale dell’associazione Campania Domani: “E’ fondamentale trattare un argomento del genere perché le giovani generazioni non hanno consapevolezza di chi ha dato la vita per la nostra democrazia, per cui non possiamo esimerci dall’impegno di organizzare un evento del genere”. “Le Brigate Rosse  ha continuato – non avevano la capacita e l’istruzione militare per organizzare un agguato quasi perfetto”.

“Moro – ha detto il sindaco di Caserta Carlo Marino – è un grande esempio di sobrietà politica. Ecco, la crescita dei nostri territori deve passare per  questo concetto al di la dei colori politici. Non dobbiamo dimenticare. Possiamo costruire delle verità nuove se costruiamo una politica che parta dal basso”.

A chiudere l’evento è stato naturalmente l’intervento di Fioroni: “Chi ha ammazzato Moro – ha spiegato – il danno lo ha fatto a noi. Moro è stato assassinato perché aveva previsto la situazione politica che poi si sarebbe sviluppata. Moro credeva in un’Europa sempre più forte che potesse arginare la forza attrattiva dei due blocchi rappresentati dalla Nato e dal Patto di Varsavia”. “Dietro la morte di Moro – ha concluso – ci sono forze e entità che volevano bloccare il suo rinnovamento politico. Le Br furono solo il braccio armato di un progetto che intendeva mantenere la status quo in Europa”.

La presentazione ha attirato un gran numero di spettatori, segno inequivocabile dell’affetto e della stima che ancora oggi, a quarant’anni di distanza, sono riposti in Aldo Moro. Al di là di quelle che sono le ragioni del suo rapimento e della sua uccisione, l’elemento più importante è proprio questo: quell’eredità di ideali, di collaborazione, di miglioramento sociale che l’esistenza di Moro ha rappresentato.

Un lascito che dovrebbe essere diffuso sempre di più, soprattutto a quelle nuove generazioni che, nella stragrande maggioranza dei casi, non conosce questo importantissimo uomo di Stato.

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