Cercando di tenere alta la popolarità del governo, Salvini e Di Maio continuano ad incendiare i social, sostenendo che nessuno potrà fermare il cambiamento. Ma dietro le parole cresce la preoccupazione per la manovra economica, varata per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, che rischia, a fronte di un irrigidimento dei mercati e di un’impennata dello spread, di mandare in fumo i risparmi di milioni di famiglie. Di questo scenario, tutt’altro che remoto, è consapevole lo stesso ministro Savona, che, smentendo indirettamente proprio Salvini e Di Maio, ha ammesso: “Se lo spread continua a salire, saremo costretti a cambiare la manovra economica”.
L’Italia dunque non può permettersi di agire in modo spericolato come a parole dichiarano i vicepremier, anche perché – lo hanno sottolineato ieri Bankitalia e Corti dei conti – che il reddito di cittadinanza e le altre misure previste, pur facendo sfondare oltre il 2.5 per cento il rapporto deficit-pil, è tutt’altro che dimostrato che siano in grado di garantire la crescita. La quale infatti è prevista al ribasso dal Fondo monetario internazionale.
La manovra è dunque al centro del dibattito politico, ma anche dell’opinione pubblica, come dimostrano le reazioni più disparate sui social che si registrano anche in provincia di Viterbo. Sembra di capire, in questo quadro, che la gente, al di là della propaganda politica e della tifoseria da stadio abilmente diretta da Salvini e Di Maio, cominci a rendersi conto della delicatezza della situazione. D’altra parte anche l’Istat è chiara: “Le prospettive a breve termine dell’economia in base ai segnali forniti dagli indicatori non risultano favorevoli e lasciano prevedere il prolungamento della fase di crescita contenuta”.
Da segnalare infine che fuori dal Parlamento critiche arrivano anche dai commercialisti, secondo i quali se la “pace fiscale voluta dal governo si applicasse solo in favore di chi non ha pagato, ma ha dichiarato il proprio debito di imposta all’erario, gli importi iscritti a ruolo nelle cartelle non supererebbero il 15%”.