Chi sperava (pochi per la verità) nel ripensamento di Pietro Mencarini deve ricredersi: da oggi Tarquinia è senza sindaco e a primavera si tornerà al voto. Finisce così, dopo un anno o poco più, l’avventura del centrodestra alla guida del Comune, ma non c’è da meravigliarsene: le avvisaglie si erano viste subito e d’altra parte la lista dell’ormai ex sindaco, imprenditore prestato alla politica e come tale poco avvezzo alle liturgie dei partiti, era stata messa insieme non su un progetto di città condiviso, ma – esattamente come è successo quest’anno a Viterbo – solo con l’intento di fare il più possibile numero per contrastare gli avversari. Alla fine il risultato naturale di questa grande ammucchiata, al di là dei problemi personali del primo cittadino, non poteva non realizzarsi con le dimissioni date da Mencarini a inizio settembre.
“Per me – ha spiegato il diretto interessato – è difficile rivalutare la decisione presa lo scorso 3 settembre. Motivazioni ulteriori rispetto a quelle meramente politiche mi inducono a non ritornare sui miei passi proprio per garantire il bene massimo a Tarquinia che è ciò che più mi sta, ci sta a cuore. E’ arrivato il momento di lasciare che i Tarquiniesi scelgano un nuovo sindaco. Io non posso che ringraziare tutta la mia compagine amministrativa e tutti i consiglieri per il lavoro svolto a servizio della città”.
Ma, al di là di Tarquinia, arrivano notizie non confortanti anche da Montefiascone. Pure in questo Comune l’eterogeneità della coalizione, i gruppi di potere al suo interno, le guerre palesi e quelle tenute nascoste stanno mettendo a dura prova i nervi del sindaco Massimo Paolini. La situazione è peggiorata da un mese a questa parte, da quando cioè l’assessore Ceccarelli è risultato indagato formalmente per abuso d’ufficio. Quanto durerà? Non ci sarebbe da meravigliarsi se anche Paolini decidesse di gettare la spugna, il che vorrebbe dire che l’anno prossimo si tornerebbe a votare in tutti i maggiori Comuni della provincia.