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Home » Politica » Gli ultimi giorni di Pompei tra patti segreti e giochi di potere

Gli ultimi giorni di Pompei tra patti segreti e giochi di potere

22 Settembre 2018

Mentre Zingaretti intensifica le tappe della sua campagna elettorale, in Regione sembra di vivere gli ultimi giorni di Pompei. Si moltiplicano infatti le voci secondo cui a primavera si andrà a rivotare, ma stavolta lui, il presidente, non ci sarà: sembra che si voglia candidare alle europee in tandem con una nota figure femminile.

Se così fosse, è certo che questo ultimo scorcio di potere regionale che gli resta lo utilizzerà come trampolino di lancio per la conquista della segreteria del Partito democratico. Così almeno sembra pensino lui e la sua corte, impegnati, secondo indiscrezioni, a mettere insieme una serie di operazioni volte a coagulare quanto più consenso possibile. Si parla di accordi con alcuni ambienti di centrodestra individuati come utili a prestare soccorso alle primarie: così sarebbe avvenuto ad esempio con il Cal (Comitato autonomie locali) o con la preparazione alcuni di emendamenti alla legge di bilancio pensati per venire incontro alle istanze di determinati territori “amici”. Vederemo se è vero…

Zingaretti veste le sembianze dell’agnellino, lo senti parlare e ti sembra di avere di fronte una mammola, ma, sostiene chi lo conosce bene, non è affatto così. Rivendica per il Pd un ruolo alternativo agli altri partiti, ma poi non disegna accordi dietro le quinte con questo o quello. Sul congresso regionale dice di non volersi inserire, ma poi scopri che i suoi uomini, per far vincere Astorre, si sono inventati addirittura l’abolizione della Commissione di controllo su Roma, città che da sola vale il 53 per cento dei delegati in assemblea. Dice, parla e racconta di immaginifici progetti perché in fondo con le parole “Zinga” ci sa fare, ma alla prova dei fatti si avverte una certa evanescenza di pensiero unita a una buona dose di senso di superiorità, cocktail perfetto, a ben vedere, per spedire del tutto in soffitta un partito che ha bisogno – più che dei giochi di potere e delle campagne elettorali condotte con il potere che la guida di una Regione comporta – di ben altra linfa vitale per essere rilanciato.

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