Decisamente interessante, quindi consigliata, la mostra La bellezza di Dio, con la quale il sindaco di Sutri Vittorio Sgarbi ha inaugurato il Museo di Palazzo Doebbing. Attenzione: non ti aspettare di trovarti di fronte il capolavoro preso in prestito dal Louvre o dal Kunsthistorisches (sarebbe costato troppo), ma il fatto di aver concentrato in un unico spazio buona parte della produzione pittorica di proprietà ecclesiastica che adorna le chiese della diocesi di Civita Castellana già di per sé vale il biglietto di 8 euro necessario per varcare le soglie dell’assolutamente ben curato spazio espositivo, in cui, nell’allestimento, ben si palesa la mano di esperti professionisti del settore.
Resta il dubbio, dopo averla ammirata, di cosa sarà dell’ambiente che la ospita quando a gennaio la curia si riprenderà indietro tutti i pezzi per ricollocarli nelle loro destinazioni naturali, dal momento che, per fare di Palazzo Doebbing il più bel museo della Tuscia (così dice Sgarbi, non senza esagerare come è nel suo stile), a parte l’avvenuto restauro architettonico dell’antico palazzo vescovile, servirebbero anche, e soprattutto, delle opere in pianta stabile, di cui l’antichissima città di Sutri, ad eccezione del settore archeologico, non dispone.
Interessanti anche le altre mostre di arte contemporanea, tra cui una, intitolata Kouros, che presenta ritratti fotografici di nudi maschili, firmati da Wilhelm Von Gloeden, accanto ad alcuni dipinti, caratterizzati sempre dalla nudità dei corpi, del pittore contemporaneo neo-barocco Roberto Ferri. Pure in questo caso, al di là dell’indiscussa qualità degli autori, quando termini di guardarla in testa ti resta qualche dubbio: soprattutto, non puoi non chiederti, più per gli scatti di Von Gloeden che non per le opere di Ferri, dove sia il confine tra l’operazione artistica e la trovata comunicazionale finalizzata a stuzzicare i pruriginosi istinti di certo pubblico e quindi a far arrivare gente al museo.
La risposta – come se ce ne fosse stato bisogno – non tarda ad arrivare dall’ufficio stampa di Sgarbi, che, nel chiaro tentativo di sollevare uno scandalo a fini pubblicitari, posta su Facebook la notizia di una polemica a distanza tra il sindaco-critico d’arte e i rappresentanti del clero, i quali, al momento dell’inaugurazione, si sarebbero rifiutati di entrare in quella stanza, con conseguente presunta reazione stizzita del padrone di casa, che avrebbe commentato così: “Peccato che se ne siano andati, è la sala più eccitante del museo”.
Ma quando mai. Vi sembra possibile che Sgarbi possa entrare in contrasto con chi gli ha prestato le opere? No, non ci crede nessuno, a meno che, tirando in ballo in questo modo nei comunicati stampa il vescovo e gli altri prelati, quindi strumentalizzandoli, non voglia ora cercare l’incidente per far parlare di sé i giornali e le televisioni. Chi vivrà, vedrà. Di sicuro, per tenere alta l’attenzione dei media, ieri ha rincarato la dose un secondo comunicato, diramato stavolta dall’ufficio stampa della mostra, contenente le dichiarazioni di un sociologo amico del sindaco (Antonio Marziale), che di mestiere fa anche il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria: “Trovo che il sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi, non abbia tenuto conto di sensibilità che prima di impattare con certe visioni devono essere debitamente considerate. L’esposizione dei nudi maschili, fotografati da Wilhelm Von Gloeden, in carenza di una mancanza di educazione sessuale nel nostro Paese, potrebbe non essere adatta ai più piccoli”. E ancora: “I bambini potrebbero non essere ‘maturi’ per la fruizione della mostra (…). Sebbene Sutri sia nel Lazio, territorio di competenza del mio collega Jacopo Marzetti, ritengo necessario intervenire perché la cultura della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza non ha limiti geografici ed io non accetto che questa possa essere inficiata da iniziative che non ne tengano conto”. Nello stesso comunicato – guarda caso tutto in tempo reale – anche la replica di Sgarbi: “Metterò i braghettoni ai nudi di Von Gloeden come fecero coi nudi di Michelangelo”.

