Trenta centesimi a pianta di nocciole. Tutto al nero. E’ il compenso che percepiscono i braccianti impiegati nella coltivazione di uno dei prodotti simbolo dell’industria agroalimentare della Tuscia. Nocciole, patate, olio, vino: una filiera che poggia spesso su forme di sfruttamento del lavoro che si perpetuano da anni. Tanto da rappresentare la consuetudine per chi le subisce. E che per questo non si ribella.
Sono i primi dati di un sondaggio avviato nelle scorse settimane dall’Usb di Viterbo. “Per il lavoro di togliere i cosiddetti fustini dalle piante di nocciole – spiegano dal sindacato – vengono elargiti pagamenti di trenta centesimi a pianta. Segnalazioni, tutte identiche, ci arrivano da zone diverse dei Cimini, da Ronciglione a Corchiano, a conferma che si tratta ormai di una paga standard, che si è assestata nel tempo”. Due-tre euro all’ora è invece il compenso di chi raccoglie le patate nei campi tra Fabrica di Roma, Vignanello, Caprarola. Nel primo caso le vittime di questo trattamento sono soprattutto cittadini stranieri (eritrei, somali e persone provenienti dall’Est), nel secondo caso, invece, la manovalanza è rappresentata quasi esclusivamente da italiani.
“La maggior parte di questi sono lavoratori al nero, poi ce ne sono altri che vengono inquadrati come lavoratori stagionali, ma che in realtà, rispetto a quanto riportato sul contratto, percepiscono molto meno”.
Non si parla ancora di fenomeni di caporalato, rilevano all’Usb, o almeno, non nelle forme in cui il reato è inquadrato dalla legge. “Ma il problema dello sfruttamento del lavoro agricolo in provincia di Viterbo esiste. Ed abbraccia – dicono sempre dal sindacato – anche la questione della sicurezza. Solo negli ultimi giorni abbiamo avuto il caso di una persona morta a Grotte di Castro, schiacciata dal trattore sul quale stava manovrando, e l’incidente che ha visto ferito un uomo che lavorava alla pulizia di una cisterna in un’azienda di Vignanello. Per quanto riguarda proprio la sicurezza per abbiamo registrato che in tutta la provincia è praticamente assente la figura del responsabile Rls”.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, l’Usb era scesa in piazza a Viterbo il 10 agosto scorso dopo il tragico incidente che in Puglia aveva visto morire un gruppo di lavoratori a bordo di un furgone che rientrava dai campi. Un presidio al termine del quale i rappresentanti del sindacato avevano consegnato una richiesta ufficiale ad Asl, Ispettorato del Lavoro, Inps, Inail – ognuno per il proprio settore di competenza – per conoscere quali fossero le condizioni contrattuali dei lavoratori agricoli nella Tuscia e quali le condizioni di sicurezza e salute riscontrare nel corso dei controlli. Un documento inviato per conoscenza anche al prefetto.
L’unico soggetto che ha risposto alla richiesta del sindacato è stato l’Ispettorato del lavoro: “Ci hanno convocato quasi subito. Ci hanno spiegato che loro eseguono controlli a vista e ci dicono che sussistono in provincia molte situazioni di irregolarità. Loro intervengono e inviano tutte le segnalazioni all’autorità giudiziaria, ma purtroppo le risorse che hanno a disposizione sono scarse. Gli uffici di Viterbo hanno pochi uomini a disposizione e spesso alcune unità vengono dirottate per operazioni di task forse in altri territori”.
L’Usb torna a chiedere quindi che Asl, Inps e Inail, per quanto di loro competenza, forniscano le informazioni richieste. “Informazioni che dovrebbero essere pubbliche e accessibili a tutti” ripetono dal sindacato.
“Il problema dello sfruttamento agricolo in provincia di Viterbo va affrontato – aggiungono sempre i rappresentanti sindacali -. Per questo, ad esempio, ci saremmo aspettati che l’assessore comunale con delega all’Agricoltura del Comune di Viterbo, Claudia Nunzi, in occasione della visita del ministro Salvini a Viterbo, lo avesse sollecitato sul problema delle scarse risorse a disposizione nel nostro territorio per combattere questa piaga. Un altro modo per intervenire sarebbe quello di potenziare gli incentivi e le agevolazioni fiscali per le cooperative e l’imprenditoria etica. Infine – conclude il sindacato – rivolgiamo un appello a tutti i lavoratori: davanti a qualsiasi forma di irregolarità, denunciate. Le conseguenze di ogni illecito ricadono esclusivamente sui datori di lavori, e non su chi ne è vittima”.