Domani l’inaugurazione di due mostre su Aldo Moro presso la ex chiesa degli Almadiani: La persona prima di tutto e Moro e la Costituente.
“Riflettere sull’azione di Aldo Moro alla Costituente – dice Giuseppe Fioroni – è importante per almeno due motivi. In primo luogo l’esperienza alla Costituente è fondamentale per la biografia politica di Moro. E’infatti alla Costituente che giungono a maturazione le riflessioni e l’elaborazione che Moro ha compiuto negli anni precedenti come studioso di diritto e come attivo esponente
dei movimenti universitari cattolici. Grazie a questa maturazione Moro può sviluppare una sua visione di politica costituzionale, che ha il suo punto centrale nella volontà di orientare le energie del Paese alla realizzazione del progetto di Stato democratico e sociale delineato nella prima parte della Costituzione. Alla Costituente, Moro si rende inoltre conto che questo obiettivo non potrà essere raggiunto attraverso posizioni radicali o élitarie ma solo aggregando intorno ad esso le più ampie componenti sociali e politiche. Questa visione politica, partecipativa e di lungo periodo, è alla base della successiva azione di Moro, sia negli anni della transizione dal Centrismo al Centro-Sinistra sia nella drammatica crisi degli anni ’70, che Moro cercò di governare e indirizzare a un esito positivo, finendo per sacrificarvi la vita. Il secondo motivo – continua Fioroni – per cui è importante approfondire il ruolo di Moro alla Costituente sta nell’importanza del contributo che egli ha dato alla redazione del testo costituzionale. Analizzare gli interventi di Moro, prendendoli non come testi isolati ma nelle loro relazioni
con la discussione che si svolse nella Commissione per la Costituzione e nell’Assemblea, consente di comprendere molto della gestazione della Costituzione. (…) Posti di fronte al grande problema della costruzione della democrazia in un Paese che cercava di aprirsi a una nuova stagione di diritti in un contesto internazionale conflittuale, i costituenti – e Moro più di altri – seppero individuare un orizzonte comune di riferimento, pur partendo da premesse ideologiche talora antitetiche. Un orizzonte comune che può essere sinteticamente individuato nella fondazione di una democrazia progressiva e partecipata, fondata sul pluralismo delle formazioni sociali, sul riconoscimento di una sfera garantita di diritti individuali e collettivi– anche attraverso cessioni di sovranità – e sull’affermazione dell’uguaglianza sostanziale. Si tratta,
come si vede, di tematiche per nulla datate, che anzi dovrebbero costituire anche oggi i criteri direttivi di una politica non appiattita su una dimensione strettamente tecnica o contingente”.