Cominciata male, è finita peggio. Il sindaco di Tarquinia Pietro Mencarini si è dimesso – appena un anno fa la vittoria elettorale – a causa di una maggioranza tra le più spaccate di sempre nella storia della provincia di Viterbo. Gruppi e gruppetti di potere avevano sin dall’inizio immobilizzato l’attività amministrativa, basti pensare ai tribolamenti patiti quando si trattò di varare la giunta. A complicare la situazione negli ultimi mesi alcuni problemi personali del primo cittadino, ma soprattutto, da un punto di vista amministrativo, la spinosa vicenda delle case irregolari a San Giorgio sulla quale indaga anche la magistratura.
Alla fine Mencarini ha gettato la spugna, facendo dimenticare in un colpo solo il disastroso epilogo della sindacatura Mazzola, ma per come si erano messe le cose era l’unica cosa che forse poteva fare.
“Carissime concittadine e carissimi concittadini – scrive in una lettera aperta alla cittadinanza – come avrete sicuramente appreso dai giornali e dai media locali, ieri ho dato le dimissioni dalla carica di sindaco. Le ragioni per le quali sono stato costretto a presentare le dimissioni sono di esclusiva natura politica. Non ritengo sussistano le condizioni per condurre un’amministrazione la cui maggioranza è continuamente fatta ostaggio dalle volubili volontà di gruppi di consiglieri che, su determinati argomenti, si sono aggregati per contestare la linea adottata dalla maggioranza medesima. In questo momento, per il bene della città di Tarquinia che ho sempre ritenuto l’unico vero obiettivo da perseguire, sono costretto a dimettermi, fiducioso che il futuro disegnerà scenari politici più favorevoli alla nostra comunità. Ringrazio personalmente il prefetto Giovanni Bruno, il questore di Viterbo Massimo Macera e tutti i rappresentanti delle istituzioni che hanno collaborato con me per il bene della città. Ringrazio tutto il personale del Comune per l’impegno e la dedizione che hanno profuso in questi quattordici mesi di amministrazione”.