
Chissà: gli avranno messo il nastro isolante sulla bocca esattamente come quando, una volta, vaneggiò con tanto di foto improbabili ritorsioni di qualche comunista al culmine dell’ennesimo attacco di autostima compulsiva che neanche Freud e Jung messi insieme riuscirebbero a contenere. O forse gli hanno legato le mani, sicché le nervose dita che ad esse tiene ancorate al momento non riescono a liberare tutta la loro moralizzatrice e vitale energia sulla tastiera. Chissà.
Epperò, è un fatto che il Savanarola de Viterbe, anche definibile Marco Porcio Catone de noantri, non batta ciglio. Muto, fermo, inerme. Lui che si scagliò contro Stefano Caporossi per il bagno nella fontana, stavolta, di fronte alla ginnastica della Frontini in piazza, in spregio ai medesimi impianti idrici di delicato peperino medievale di cui l’altra volta si autoproclamò difensore civico, fa finta di niente. Signore e signori, ecco a voi Carlo Galeotti.
Le notizie con lui viaggiano su due binari paralleli. Non si incontrano mai. Pur se dovrebbero tutte andare nella stessa direzione, nel senso che hanno la stessa dignità, ci sono quelle che mette da una parte (nel senso letterale del termine) e quelle che colloca dall’altra parte. Quelle che fa viaggiare sul binario vivo e quelle che parcheggia nel binario morto. Quale sia la logica della scelta non si è ancora capito (o meglio: lo si è capito benissimo) ed è inutile domandarglielo, tanto si nasconderà sempre dietro la discrezionalità della professione giornalistica, le cui regole per uno come lui sono come la “pelle dei coglioni” (così dicono a Viterbo), cioè adattabili e plasmabili a seconda della misura delle mutande che indossi (e non solo di quelle).
Banalmente, potremmo credere che Caporossi gli sta “sui coglioni” e che la Frontini gli è simpatica. Ma no, tranquilli, lui vi dirà che non è così, vi riempirà di chiacchiere, vi parlerà di Popper (un filosofo che ormai legge solo lui), tirerà fuori don Milani, citerà Hegel, Heidegger e Mao Tse Tung, si farà le solite grasse risate isteriche, da sempre cifra identificativa del carattere, e per finire si applaudirà da solo.
E comunque, Caporossi sì: è un barbaro, la Frontini no: è una signora. Sensibile all’odore dei soldi della pubblicità, Galeotti tira dritto come un capricorno pronto ad infilzarvi – se non lo fate sentire importante – non appena gli viene bene. E se non ci riesce subito, tranquilli: se lo ricorderà la prossima volta. Sempre ammesso che le corna a forza di infilzare prima o poi non gli si spezzino.