Siccome spesso alla base dei rapporti tra gli uomini ci sono questioni di interesse, per capire quello che è accaduto al Comune di Sutri bisogna seguire, come si suol dire, l’odore dei soldi. Non solo incomprensioni caratteriali dunque il motivo della lite: sarebbe troppo semplicistico pensarlo e, per chi lo volesse far credere, fin troppo banale lasciarlo intendere senza fornire ulteriori e più circostanziate spiegazioni. A sostenere le quali (le spiegazioni) non aiuta neanche fino in fondo la teoria di Sgarbi della fame di poltrone cui ambivano i consiglieri di maggioranza, teoria che infatti, per quanto fondata, non rappresenta tutta la realtà.
Si scopre così che le divergenze nascono all’indomani della vittoria elettorale e vanno ricercate da subito nella diversità di idee sulla spesa pubblica, ovvero sulla destinazione dei pochi soldi presenti nelle casse comunali al netto dei costi fissi ed inevitabili (pagamento degli stipendi e dei servizi quali la raccolta rifiuti, lo scuolabus, l’asilo, la manutenzione minima degli edifici scolastici, ecc., ecc.). In particolare, Sgarbi propone di mettere fondi per aprire il museo più ore al giorno e più giorni a settimana – ovvio se si vuole legare il nome della città all’arte e alla cultura – loro rispondono che bisogna pagare i festeggiamenti patronali, prerogativa altrettanto legittima se si pensa che anche la salvaguardia delle tradizioni popolari è condizione imprescindibile non per trasmettere la solidità culturale di una comunità. Allo stesso modo se la festa va proprio pagata, Sgarbi non vorrebbe “buttare” 10mila euro per un gruppo rock da far suonare in piazza, magari si potrebbe portare qualcuno più “colto”, tipo Moni Ovadia, ma per loro, meno sensibili ad un certo tipo di gusto, non va bene.
Finisce nel mirino poi la decisione del sindaco di assumere un esperto per la promozione culturale del territorio, 18 ore a settimana: solo un part time (nonostante non fosse questa l’idea iniziale) per limitare la spesa, ma in ogni caso si tratta di circa 30mila euro l’anno che andranno sottratti da altre parti. Sgarbi insiste, alla fine riesce a far pubblicare il bando, peraltro fatto male ed evidentemente fonte di sospetti quand’anche sia una prerogativa del sindaco scegliersi chi gli pare: loro abbozzano, ma i dissapori crescono. La situazione si fa sempre più difficile, Sgarbi a volte si nega e a volte è anche troppo presente, fino a quando lo costringono a convocare la riunione di maggioranza che sappiamo come è finita.