di Giovanni Palladino
Nel suo libro “Italia e fascismo” pubblicato in esilio nel 1926, Luigi Sturzo fa il seguente ritratto di Mussolini al quinto capitolo intitolato “La marcia su Roma”: “Uomo di mediocre cultura e di poca preparazione politica, Mussolini ha le qualità brillanti dell’improvvisatore e non ha affatto gli scrupoli di coloro che, convinti di un’idea, temono di mancare ad essa di fedeltà. Egli è passato dall’estremismo rivoluzionario socialista e dalla grossolana irreligiosità al più evidente conservatorismo e clericalismo.
Fu antimilitarista e contrario alle imprese coloniali, e negò il dovere di difendere la patria. Fu poi interventista a oltranza e imperialista. Il programma fascista del 1919, suo personale lavoro di demagogia sovversiva, è stato tramutato nel più aspro esperimento reazionario. La sua anima di semplificatore non è legata ad alcuna formula.
Mussolini può passare da una teoria all’altra, da una posizione all’altra, rapidamente, anche in forma discontinua, senza rimorsi né rimpianti. In questo suo gioco egli ha una sola mira costante: cogliere gli elementi fantastici e sentimentali del successo. Onde i suoi discorsi sono sempre intonati allo stato d’animo del pubblico al quale egli parla: se il pubblico fosse diverso, egli userebbe altro fraseggio.
Altra sua qualità è l’abilità costante nel carpire il momento, nell’utilizzare le circostanze”. Anche Salvini ha avuto i suoi mutamenti “culturali”: da giovanissimo aveva idee “rosso fuoco”, poi è diventato un convinto secessionista padano e infine un nazionalista sovranista con Rosario e Vangelo in mano.
Come Mussolini, egli ha voluto di nuovo il Crocefisso appeso al muro. Sa cogliere lo stato d’animo del pubblico e sa sfruttare le debolezze dei suoi avversari, due qualità che aiutarono Mussolini a conquistare il potere nell’ottobre del 1922 con soltanto 35 deputati su 535! Ma al fianco del futuro Duce c’era la convincente forza del denaro degli agrari e degli industriali, minacciati dai “rossi” di esproprio proletario.
Al fianco di Salvini ci sono oggi tanti elettori esasperati dal drammatico fenomeno dei migranti, la cui dignità umana non si deve difendere solo al momento dello sbarco, ma anche dopo. Tuttavia, se manca il lavoro per inserirli dignitosamente, è inutile appellarsi alla dignità umana, come fa Martina, il cui governo non ha saputo gestire il difficile fenomeno. Basta vedere cosa fanno e non fanno da anni le centinaia di migliaia degli sbarcati.
Ora Salvini ritiene di avere la soluzione e se la prende con tutti, anche con l’Europa. Gravissimo errore, perché da sola l’Italia non potrà mai farcela. Nel 1922 il Paese proveniva dal disastro umano ed economico della guerra; oggi dal disastro morale e culturale di decenni vissuti senza alcun rispetto per l’etica e il buon senso in politica ed economia. L’Italia si potrà salvare solo con il ritorno alla razionalità e alla cultura economico-sociale dei fondatori dell’Europa Unita. Vedremo che non esistono altre soluzioni.