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Home » Politica » Sgarbi al Viterbese: Sutri addio per sempre, la festa è finita

Sgarbi al Viterbese: Sutri addio per sempre, la festa è finita

24 Agosto 2018
Vittorio Sgarbi durante la campagna elettorale della scorsa primavera

Nessuna possibilità di ricomporre la frattura consumatasi a causa degli insulti di Matteo Amori all’indirizzo del sindaco: l’amministrazione comunale di Sutri non esiste più e l’anno prossimo si torna a votare.

Lo conferma a il Viterbese Vittorio Sgarbi in persona nel giorno in cui – da stamattina per la precisione – si rincorrono in paese le voci più disparate, come quella secondo cui i consiglieri di maggioranza avrebbero già preparato una mozione di sfiducia e come un’altra che vedrebbe invece dieci eletti, tra maggioranza e opposizione, pronti a consegnare al protocollo del Comune una loro lettera di dimissioni, circostanza che per legge comporterebbe ugualmente, al pari della sfiducia, lo scioglimento del Consiglio e il commissariamento dell’ente.

“Non mi interessa – dice al Viterbese Vittorio Sgarbi – cosa stanno facendo i consiglieri comunali. Facciano quello che vogliono, tanto ogni loro atto è inutile perché le dimissioni le ho già presentate io. E l’ho fatto prima di loro”.

D’accordo professore, ma le ha presentate ufficialmente o le ha solo annunciate?

“Le ho annunciate tramite stampa e questo è un atto ufficiale. Dal 21 settembre non sarò più il sindaco di Sutri”.

Perché proprio il 21?

“Il 21 perché devo presenziare ad un’inaugurazione già in programma”.

Ma ecco la lettera con cui il critico d’arte ha annunciato anche tramite i social la sua decisione: “Non ci sono le condizioni per proseguire l’esperienza di sindaco a Sutri; la cecità e il disinteresse per il bene della città hanno superato ogni limite, per l’insensata spartizione di posti. Me ne vado da Sutri e dalla Tuscia che io amo più di loro, perché l’ho scelta, e non ci sono arrivato per nascita o per destino. Io non ho cercato di mortificarla per miei interessi, ma di innalzarla, per la dignità dei cittadini, e non per quella che loro chiamano maggioranza, ed è solo una forma di minorità. La dignità da tutelare è la loro, non la mia. Di Sutri, di una città bellissima e umiliata. Io non cerco soluzioni, e non parlo con persone spregevoli e bugiarde. La loro inettitudine e meschinità mi indignano;i loro capricci per l’assessorato al parco, il loro inseguimento per posti cui sono del tutto inadeguati, mi sembrano inverecondi. Io non ho parlato né parlerò con nessuno che baratti la città per il capriccio di una ragazza ignorante e ambiziosa. Non è questione di orgoglio, ma di rispetto per il destino di una città abbandonata e imbarbarita da egoismi e inerzia, i sentimenti negativi profondi con cui mi avversano. Triste pensare che maggioranza e opposizione voteranno la sfiducia. E’ una sfiducia in se stessi. Il rispetto per i cittadini è non lasciarli in mani di inetti e di famiglie, il cui comportamento è oggettivamente mafioso e fascista. Chi abbia sentito le parole, e visto l’atteggiamento, di quello squadrista, ha il dovere della solidarietà. Si sono comportati come con Matteotti. Uno ha insultato; gli altri, vigliaccamente, come nel finale di un’opera, sono andati via con il fascista, salvo la delicata e coraggiosa Claudia Mercuri. Io vengo aggredito, e un consigliere rifiuta di salvare il futuro di un’amministrazione innovativa, per stare a fianco dei barbari. Ne prendo atto. Chi pensa che chiamarli fascisti e mafiosi sia eccessivo, sapendo che lo sono, crede che il suo ‘ruolo’ sia contrastare me, come pensano loro, e non loro, come penso io. Io con loro non negozio. Non so cosa dovrei concedere allo loro incapacità. Si sono dati gli assessorati, mi hanno chiesto il Presidente del consiglio, e l’abbiamo messo nello statuto per dare un posto al peggiore di loro, cercano solo piccole posizioni di potere. Bene. Non verrò in Consiglio e non lo convocherò. La partita è finita. Mi dimetto il 21 settembre”.

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