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Home » Politica » “Famiglie mafiose a Sutri”. Sgarbi scoperchia la pentola e mette fuori gioco il vicesindaco Casini e il cognato

“Famiglie mafiose a Sutri”. Sgarbi scoperchia la pentola e mette fuori gioco il vicesindaco Casini e il cognato

23 Agosto 2018
La foto, postata su Facebook da Felice Casini, che fatto precipitare la situazione

Finisce in un “casino” prima di cominciare l’avventura della nuova amministrazione comunale di Sutri, dove il sindaco Vittorio Sgarbi chiede le dimissioni del suo vice Felice Casini e del cognato, il consigliere comunale di Casapound Matteo Amori. Pesantissime le accuse mosse dal vulcanico critico d’arte, che contro Amori ha presentato una denuncia ai carabinieri, dove si parla di “violenza squadrista” e “minacce di stampo fascista” partite dal rappresentante dell’estrema destra nel corso di una riunione di maggioranza a Villa Savorelli. Amori, davanti a tutti, evidentemente per nulla consapevole del ruolo che riveste e senza alcun rispetto per l’istituzione che rappresenta, si è rivolto al primo cittadino con frasi del tipo “Sei l’ultimo dei coglioni”, “Ma chi cazzo ti pensi di essere” e “Hai rotto il cazzo”.

Al centro della querelle – da quello che poi ha sostenuto Casini nel prendere le difese del cognato – la richiesta dei consiglieri di maggioranza di essere tenuti nella giusta considerazione alla luce del fatto che Sgarbi, a loro dire, finora avrebbe preso tutte le decisioni importanti consultandosi solo con personaggi esterni all’amministrazione. Fatto sta che la reazione di Amori è stata decisamente sproporzionata e al sindaco non restava altro da fare che recarsi a Ronciglione alla stazione dell’Arma: d’altra parte, quando si ha a che fare con le istituzioni, a prescindere da come ognuno la pensa, ci si confronta senza scadere in atteggiamenti intimidatori emblematici di un modo di pensare e di essere avulso dai principi democratici del nostro Paese.

Per questo male ha fatto Casini a schierarsi con Amori nel momento in cui, a bocce ferme, cioè il giorno dopo la lite, ha postato una foto su Facebook di lui e del cognato con la scritta emblematica “Fino alla fine. Per noi non è un motto, ma uno stile di vita”. Il gesto secondo Sgarbi la dice lunga su un presunto atteggiamento mafioso che la famiglia Casini vorrebbe tenere in Comune.

“L’amministrazione di Sutri – dice Sgarbi – appare assai difficoltosa per consuetudini di poteri familiari che scavalcano la volontà di programmazione del sindaco, una immobilità che prima di ieri si era manifestata con il volto cortese del vicesindaco Felice Casini e ieri con l’aggressività squadrista di un vero fascista cognato di Casini. Due facce della stessa medaglia. Come loro stessi confermano con l’insolente post in cui sono fotografati insieme con il commento, tipicamente fascista, ‘fino alla fine, per noi non è un motto ma uno stile di vita’. Bello stile di vita. Insinuante e violento. Firmato dal fascista e condiviso dal democristiano. Ma appare sempre più evidente che attraverso di me i cittadini di Sutri vivono nella condizione di un controllo politico di alcune famiglie che hanno perpetuato il potere pensando di continuare a controllare la città con un sindaco di immagine come uomo dello schermo. Dopo il comportamento di ieri condiviso da assessori e consiglieri di maggioranza, vanno sconfessati. Non so se il vicesindaco Casini intenda fino alla fine stare unito al violento consigliere Amori o accetti le mie condizioni: le dimissioni da consigliere di Amori per vilipendio delle istituzioni e indegnità morale e politica, o dimettersi con lui”.

Poi l’affondo: “Il potere di alcuni gruppi famigliari a Sutri è affine al potere mafioso e si configura come estraneo alla democrazia. Sono pronto a denunciarlo e a chiedere al prefetto in vigore di tali comportamenti lo scioglimento del Comune e il suo commissariamento”.

Al di là del pensiero di ognuno, il ragionamento di Sgarbi non fa una piega: le istituzioni vanno rispettate e nessuno si può permettere di parlare e agire come se stesse a casa sua.

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