Pochi negozi aperti, ma discreta la presenza di turisti, anche se al di sotto degli standard minimi per un capoluogo come Viterbo. E’ un bilancio in chiaroscuro quello di Ferragosto per la città dei papi.
Come si intuiva già dai giorni scorsi, il 15 agosto la maggioranza dei commercianti ha tenuto chiuso. I locali in attività erano quasi tutti concentrati nella parte medievale del capoluogo, lungo l’asse che da piazza del Comune porta al duomo, dove è maggiore l’afflusso di turisti. Si sono visti italiani, ma anche stranieri. Alcuni con il pranzo al sacco, consumato sulle panchine del parcheggio di Valle Faul.
Al di fuori di questa zona però, anche per i vicoli di San Pellegrino, era il deserto. Più giù, Corso Italia appariva desolatamente vuoto. Da piazza delle Erbe, escluso il bar gelateria all’angolo con via Saffi, fino a piazza Verdi non c’era un negozio aperto.
Per i residenti, quelli rimasti in città, è stata una giornata da incubo. Tanti i disagi. I pochi forni aperti sono stati presi letteralmente d’assalto. Alla pasticceria in piazzale Gramsci, dalla mattina presto fino all’ora di pranzo, si sono formate file che raggiungevano la strada. I bar in attività, sparpagliati qua e là, erano anche questi affollati. Se ne trovavano aperti in piazza Martiri d’Ungheria, all’inizio di via Cairoli, all’ingresso di Porta Fiorentina e in via Roma. Pochissima gente invece a Pratogiardino. In giro per la città soprattutto anziani, soli, alla ricerca di una panchina all’ombra o di altre persone per passare un po’ di tempo in compagnia.
Ben visibile la presenza delle forze dell’ordine, con pattuglie dei vigili urbani e della municipale che hanno attraversato più volte le principali vie della capoluogo e anche quelle più isolate.