A causa della decisione del governo di bloccare i circa 20 milioni di euro per il risanamento delle periferie, il Comune di Viterbo rischia il disequilibrio finanziario. Ad allertare il sindaco Giovanni Arena, la giunta e i capigruppo in Consiglio comunale è stato stamattina il ragioniere capo Stefano Quintarelli con una lettera in cui fa presente all’amministrazione la necessità di prevedere, a settembre, una nuova variazione di bilancio, che inevitabilmente comporterà tagli ai servizi e alle spese già preventivate. Insomma, lacrime e sangue per tutti visto che rimettere le mani sul bilancio significa disinvestire le poste approvate neanche 15 giorni fa.
Tutto questo accade perché il Comune, indipendentemente dall’esisto del finanziamento, di cui è venuto a conoscenza solo da 24 ore, dovrà comunque pagare le progettazioni che ha commissionato per accedere ai bandi ed essere in regola con gli step prefissati per poter materialmente dare il via ai lavori. In altri termini, per fare un esempio, poco importa ai professionisti che hanno lavorato ai progetti sapere che le opere non si faranno più: la parcella dovranno presentarla ugualmente, d’altra parte hanno lavorato; quindi, se il Comune non paga, dovranno adire le vie legali; il che significa che lo stesso Comune, per evitare di incorrere successivamente nel danno erariale, si troverà costretto ad intentare causa allo Stato.
La decisione del governo Lega – 5 Stelle di non mantenere fede agli impegni presi dal governo Gentiloni sembra dunque destinata a provocare una serie di durissimi contraccolpi in tutti gli ambiti della pubblica amministrazione locale. Nella stessa situazione del Comune di Viterbo si trovano tutti gli altri Comuni d’Italia che hanno partecipato ai bandi, anche se va detto che Viterbo, a prescindere dal posto in classifica, è uno di quelli che aveva ottenuto di più e che adesso, come conseguenza, si troverà costretto a fronteggiare i danni maggiori. La situazione è molto delicata, l’Anci (Associazione dei Comuni) sta valutando le mosse da fare per cercare di difendere gli interessi dei soci.