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Home » Politica » Viterbo, l’insofferenza verso i “diversi” e le grandi occasioni mancate

Viterbo, l’insofferenza verso i “diversi” e le grandi occasioni mancate

5 Agosto 2018

L’air show in programma oggi sul lago di Bolsena fa tornare alla mente di alcuni viterbesi – sicuramente pochissimi – che esattamente 30 anni fa di questo periodo la Pattuglia acrobatica dell’Aeronautica militare sfrecciò un giorno sui cieli di Viterbo per festeggiare un giuramento di avieri ed inaugurare il suo ritorno al pubblico dopo un pauroso incidente in Germania con 70 morti e 346 feriti.

Era l’estate 1988, il sindaco lo faceva Fioroni e al governo era tornato da poche settimane Giulio Andreotti. Da allora sono passate le amministrazioni Meroi, Gabbianelli (due volte), Marini e Michelini, ma nella sostanza Viterbo è tale e quale. C’erano, per dirla una, problemi di trasporti allora – ma visti i tempi forse erano più comprensibili – e ce ne sono oggi. All’epoca non c’era la Francigena, ma trovare bus che collegassero la zona delle terme con il centro era ugualmente impossibile e quindi le migliaia e migliaia di militari che andavano con la loro presenza ad ingrassare le tasche dei viterbesi erano costretti o a prendere il taxi o a farsela a piedi. Ma soprattutto tale e quale era ed è la mentalità dei viterbesi, che hanno schifato i militari ieri esattamente come oggi detestano gli stranieri. D’altra parte, sempre di “corpi estranei” si tratta. Se eri viterbese e per caso una volta ti toccava uscire in divisa sperimentavi sulla pelle l’insofferenza e il fastidio di tutti (o quasi) gli altri viterbesi, quelli che erano come te, cioè della tua stessa provenienza, ma a differenza tua, dato il vestito diverso che indossavate, non potevano immaginare che tu eri come loro.

Il bello è che ieri come oggi tutti questi “corpi estranei” servivano e venivano sfruttati per il sostentamento di un’economia che in 30 anni è rimasta praticamente immutata. Nel 1988 se la spassavano i ristoranti e i bar prosperati all’ombra delle caserme, nel 2018 fanno affari d’oro quelli che hanno lasciato il centro storico e affittano, il più delle volte in nero, le case agli stranieri. E già, perché il business, anche se i viterbesi fanno finta di non saperlo, non è solo appannaggio come dicono delle cooperative che gestiscono gli immigrati, ma anche di chi grazie a loro dà un senso all’appartamento che nessuno gli comprerebbe o che dovrebbe affittare – pagandoci le tasse però – a qualche studente a cui servono le fatture da far scaricare nella dichiarazione dei redditi del padre o della madre.

Si parla, per lanciare il turismo, di Macchina di Santa Rosa, Viterbo terme, Viterbo medievale, Viterbo rinascimentale, Viterbo etrusca e di tante altre Viterbo, ma mai nessuno che rifletta sugli errori che nascono da quella mentalità collettiva che rende Viterbo poco attrattiva anche (ma non solo) perché l’accoglienza non è un brand ma una qualità caratteriale delle persone che fa rima con disponibilità. Mai nessuno che rifletta sul perché con tutti i militari che sono passati nei decenni scorsi a queste latitudini non si è riusciti a trasmettere in Italia un’immagine positiva della città per ricavarne ricadute turistiche. E infatti, tra queste centinaia di migliaia di persone transitate da queste parti per pochi mesi, chissà come mai non si trova uno che abbia nostalgia di ritornarvi per qualche giorno con la famiglia.

Viterbo oggi tale e quale a 30 anni fa. L’unica differenza, ci perdonerà la battuta, la fa il senatore Fusco, che dalla schiera degli schifati (i militari) è riuscito a passare in quella di coloro che schifano (la Lega di Salvini).

 

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