La foto del sit-in organizzato ieri pomeriggio dal Pd in piazza del Comune è finita sul profilo Facebook del ministro dell’interno Matteo Salvini, che l’ha pubblicata per dire che di fatto a Viterbo, come nel resto del Paese, non ci sarebbe emergenza razzismo. Il ministro in pratica ha preso spunto dalla scarsa partecipazione popolare all’iniziativa per rimarcare la sua linea e per screditare l’azione di sensibilizzazione. Salvini però non sa che quello era un sit-in e non una manifestazione, che si trattava dunque di una pura azione dimostrativa che alle 5 del pomeriggio del 31 luglio non poteva certo richiamare le folle. Ciò detto, appare ancora di più singolare che un ministro, per parlare alla pancia della gente, si presti tramite i social ad “aizzare” la rabbia, senza rendersi conto delle conseguenze che ciò può produrre su alcuni strati di popolazione.
Immediata comunque la replica di Luisa Ciambella: “Sono Luisa Ciambella, capogruppo del Partito democratico al comune di Viterbo, immortalata nella foto che ha pubblicato, mi permetto di farle questa riflessione. Si ricordi sempre che lei è anche il mio ministro degli interni e deve per questo garantire l’applicazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione per tutti i cittadini, oltre che garantire la sicurezza di tutti. E’ incredibile che non avverta in questi ultimi mesi, ad 80 anni dalla promulgazione delle vergognose leggi razziali, una escalation di episodi sempre più frequenti caratterizzati da intolleranze e violenze razziste. Il problema del ministro dell’interno non è negare l’evidenza, ma condividere il no ad ogni razzismo e preve
nire ogni eventuale atto di questo genere. Un primo straordinario risultato sarebbe togliere dal lessico i toni aspri
e le affermazioni dure che possono, in un momento difficile come quello attuale, amplificare la rabbia ed eccitare gli animi. Un ministro degli interni non può dire ‘dove sono gli episodi di razzismo’, ma dovrebbe avvertire la responsabilità di prevenirli. Faccia bene il suo lavoro e vedrà che non avrà la necessità di chiedere agli altri ‘dove?’. Buon lavoro”.