“Basta al razzismo”. Il messaggio del maxi striscione portato in piazza a Viterbo, è stato in sintesi il messaggio della mobilitazione promossa dal Pd contro ogni fenomeno di intolleranza, dopo i fatti di cronaca che nelle ultime settimane hanno destato grande allarme tra l’opinione pubblica. Seppure, in questo senso, il capoluogo e la provincia non siano stati oggetti di episodi di violenza, l’organizzazione del sit-it sotto la prefettura ha voluto significare che su certi temi il livello di attenzione dei viterbesi resta alto.
“L’odio razziale non deve lasciare nessuno di noi indifferente. L’escalation dell’intolleranza e dell’odio razziale su scala nazionale deve mobilitare e indignare la coscienza di ogni persona” ha detto il capogruppo del Pd in Consiglio Luisa Ciambella, che ha invitato i colleghi del parlamentino locale che si riuniva di lì a poco a unirsi alla manifestazione. ”Le istituzioni devono fare la loro parte non dicendo che il problema non esiste ma operando per prevenire e reprimere ogni forma di razzismo”, ha aggiunto.
La ricorrenza degli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, ha offerto alla Ciambella lo spunto per allargare la riflessione su qualsiasi forma discriminazione: “L’intolleranza razziale – ha detto – si espande potendo coinvolgere in tempi e in modi diversi tutti coloro che per stile di vita, religione, estrazione sociale, razza, orientamento sessuale, possono essere considerati fuori da una autoreferenziale normalità”.

Sui temi della violenza e dell’intolleranza che stiamo vivendo nell’era contemporanea, ha fornito interessanti spunti di riflessione lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli in una recente intervista all’Huffington Post. “Siamo la società della paura – spiega Andreoli -. Domina la cultura del nemico. Questo uccide la speranza e la fiducia, e promuove lo stare da soli. C’è stato il periodo della ragione, dei lumi, delle grandi ideologie e adesso abbiamo il periodo della stupidità”. Sempre Andreoli: “In questo momento storico in cui domina l’assurdo, noi siamo l’homo stupidus stupidus stupidus”. Per quale motivo, chiede il giornalista: “Tutti pensano a se stessi. Nessuno pensa che siamo un Paese. E questa è la stupidità. Se oggi uno non è stupidus in questa società non può vivere”. Qui l’intervista integrale.
