La notizia del blocco dei 20 milioni di euro per le periferie di Viterbo e soprattutto il paventato stop al completamento della trasversale Orte-Civitavecchia da parte del governo Lega-5 Stelle piombano come una bomba sulla provincia di Viterbo, che in appena due mesi vede vanificare il lavoro compiuto negli ultimi tre/quattro anni dai governi Renzi e Gentiloni con la regia di Fioroni. Per la superstrada, lo ricordiamo, ammonta a 500 milioni di euro lo stanziamento deciso dal ministro Delrio, che venne più volte nella Tuscia per cercare di portare a termine la madre di tutte le incompiute.
Ma c’è di più. Si apprende che Palazzo Chigi avrebbe bloccato anche i 10 milioni di euro che il ministro Franceschini, sempre con la mediazione di Fioroni, aveva destinato ai beni culturali di alcuni Comuni: Viterbo stessa con il monastero di Santa Rosa e la basilica della Quercia, Sutri, Montefiascone e San Lorenzo Nuovo, tanto per ricordarne alcuni. Allo stesso modo, si teme che non venga dato seguito neanche ai progetti per l’impiantistica sportiva di alcuni paesi per un ammontare di circa un milione di euro.
In questo quadro così drammatico per il Viterbese – senz’altro penalizzato per favorire altre realtà del Paese – un ruolo fondamentale lo potrebbero ricoprire i parlamentari eletti nei collegi locali, Rotelli e Battistoni – il primo si è già mobilitato tramite un’interpellanza urgente al ministro dei lavori pubblici – è ancora di più potrebbe fare il senatore Umberto Fusco in quanto lui è espressione della maggioranza di governo. Vedremo nelle prossime settimane cosa succederà, ma sicuramente va combattuta una battaglia per non permettere al governo di Di Maio e Salvini di togliere ai viterbesi ciò che i governi di centrosinistra avevano tanto faticosamente portato a casa.
Al di là dei parlamentari, una partita decisiva deva giocarla la Regione, che sulla trasversale in modo particolare – ma anche sul bando delle periferie, come dimostra la presenza di Zingaretti alla firma della convenzione tra Palazzo Chigi e il Comune di Viterbo – ci ha messo la faccia. Il presidente è chiamato ad uscire subito allo scoperto senza lasciarsi intimidire dalla spada di Damocle che gli pende sulla testa per l’appoggio che i 5 Stelle garantiscono alla maggioranza. Le alchimie politiche che tengono in piedi la Regione Lazio non possono essere più importanti del destino del nostro territorio, che in questo momento, senza interlocutori decisi, rischia di ripiombare indietro di 30 anni.