Ormai siamo alla frutta. Anzi: all’ammazzacaffè. L’ingegner Ivan Grazini, nuovo presidente dell’Ater – nominato dalla Regione al culmine di una carriera professionale che negli anni ha avuto proprio nel giro delle case popolari importanti sbocchi lavorativi, come dimostrano gli incarichi ricevuti dall’istituto (ovviamente meritati viste le qualità) – scende nell’agone politico, ignaro del ruolo istituzionale che riveste e che gli consiglierebbe di mantenere un profilo sopra le parti o comunque un low profile.
Ma no: Grazini, sebbene nella foto che pubblica su Facebook compaia con gli occhi schermati da un bel paio di sobri fondi di bottiglia scuri, ci mette invece la faccia. E ci aggiunge la lingua, anzi le dita per digitare sulla tastiera il contenuto da postare sul social: “Veniteci a dire ora che non avevamo ragione noi. Ce lo dicesse il commissario Rossi (il commissario del Pd provinciale nominato da Martina qualche giorno fa, ndr) che avevamo torto. Vediamo se ne ha il coraggio. Visto l’andazzo che hanno avuto le amministrative, saremmo andati al ballottaggio e con ogni probabilità avremmo pure vinto. Ditelo a Rossi”.
Se qualcuno avesse ancora nutrito qualche dubbio, la bocca della verità di Ivan Grazini certifica perciò che le liste che hanno sostenuto Francesco Serra alle comunali erano le liste della Regione, ossia della Asl e dell’Ater, che come sapete dalla Regione dipendono, ossia del consigliere Enrico Panunzi, che della Regione è la massima espressione sul territorio.
Grazini è un professionista esperto. Dovrebbe sapere, perciò, da uomo di mondo quale immaginiamo sia e a questo punto anche da uomo a tutti gli effetti in prima linea nel partito degli ex Ds, che in un partito democratico, qualunque esso sia, le decisioni vengono prese su votazione e che quindi non è possibile che la minoranza possa imporre la propria volontà sulla maggioranza. Anzi, dovrebbe anche sapere che quando uomini di partito vengono nominati nelle istituzioni terminano la loro militanza e si ergono a garanti, sopra le parti, dell’istituzione medesima. Ma chissà: evidentemente è stanco, o forse gli fa male il caldo. Dategli un ventilatore per favore.