
A fare chiarezza sulla situazione dei conti del Comune è il ragioniere capo Stefano Quintarelli. In procinto di lasciare definitivamente Palazzo dei Priori, per assumere un incarico a tempo pieno a Roma, venerdì, durante la commissione convocata per licenziare il bilancio, il dirigente ha praticamente svolto una salutare operazione verità, che, per quanto nota a tutto il circo Barnum della politica viterbese, si spera serva a far riflettere chi (tanti), complice certa informazione, ha dato spesso prova di non saper collegare il cervello alla bocca, o comunque, se l’ha fatto, ha cercato sempre di strumentalizzare a fini politici la triste realtà che Viterbo vive al pari di tutti i capoluoghi di provincia del Paese.
In parole povere: “Se i servizi offerti dal Comune – ha detto Quintarelli – sono scarsi è perché non ci sono soldi da spendere. Tra l’amministrazione Marini a quella Michelini si sono persi 11 milioni di trasferimenti da parte dello Stato”. Ecco perché si è dovuto tagliare, ad esempio, sulla manutenzione del verde, su quella delle strade, sui servizi sociali, sulla cultura, ecc., ecc.
Prima Marini e poi Michelini sono finiti sulla graticola per l’immagine di degrado che è trasparita di Viterbo, ma senza soldi in cassa cosa avrebbero potuto fare? La domanda naturalmente è retorica, ma in ogni caso, al di là delle capacità o incapacità di ognuno, che pure ci sarà, è anche sulla base di essa che andrebbe interpretato lo scontento dei cittadini. Scontento comprensibile – d’altra parte, ogni volta che piove c’è un governo ladro che spara alle nuvole – tipico cavallo di battaglia di certo grillismo e certo civismo, ma ciò non vuol dire che i problemi non vadano esaminati nella loro interezza. Meno comprensibili, in questo quadro, sono state perciò negli ultimi anni le polemiche sollevate da chi, trovandosi all’opposizione, ha visto in esse la possibilità di ribaltare il verdetto elettorale, cosa che effettivamente è avvenuta. Peccato però che – lo dice il proverbio: “chi di spada ferisce, di spada perisce” – le stesse opposizioni, diventate adesso maggioranza, si troveranno nella stessa, identica situazione dell’amministrazione precedente, con la differenza che, vista la disinformazione aprioristicamente gestita con cui hanno contribuito ad assuefare l’opinione pubblica, difficilmente potranno trovare valide giustificazioni a quello che presto sarà contestato anche a loro.
Dunque la coperta è corta e nessuno – men che mai, tanto per dire, un Santucci o una Mancini, laddove dovessero devolvere nelle casse del Comune, non già solo il 50%, ma il cento per cento della loro indennità – avrà la bacchetta magica per allargarla o allungarla. Il bilancio, infatti, sempre parole di Quintarelli, “garantisce nella parte corrente il pagamento di contratti e spese obbligatorie, ma è indubbio che rispetto alle esigenze della città, risulti largamente deficitario”. Prendiamo il verde: “La spesa per questo settore ammonta a 550mila euro annui. Qualcosa è stato modificato. Resta il fatto, che per un verde adeguatamente curato non basterebbe un milione di euro”. “Si può decidere, in sede di bilancio, di spostare più fondi al verde, ma col rischio d’azzerare altri settori – ancora Quintarelli – turismo, sport, spettacolo o cultura e servizi sociali. La verità è che con le somme a disposizione si garantisce la mediocrità dei servizi, per fare di più non ci sono soldi”.
E comunque che le cose stanno così l’hanno capito bene (meglio tardi che mai) proprio Santucci e la sua Fondazione, che, dopo anni passati a criticare gli altri e ad aizzargli la gente contro, annunciano tramite il loro assessore Paolo Barbieri – uno che di conti se ne intende per averli fatti per decenni in qualità di impiegato di banca – guerra senza frontiere a chi occupa gli immobili del Comune senza pagare l’affitto. Avvertimento a molti commercianti, ma non solo, gli stessi ai cui occhi dal 2013 al 2018 sono state fatte passare lucciole per lanterne.