Strano concetto di deontologia quello di alcuni giornalisti viterbesi, secondo i quali il non copiare le notizie è norma valida solo per gli altri e mai per loro. Giornalisti che si precipitano a minacciare denunce se qualcuno gli sottrae una foto, ma che allo stesso modo si appropriano regolarmente di ciò che scrive la concorrenza. L’ultimo esempio s’è avuto con la nomina di Andrea Rossi a commissario provinciale del Pd: la notizia, data dal Viterbese, è stata ripresa proprio dal sito che più di tutti accusa gli altri di attingere alle proprie pagine. Insomma, il bue che dice cornuto all’asino. Oltretutto, il sito in questione, oltre che copiare, ha anche farcito la notizia di particolari inventati e di commenti come sempre calunniosi, ma questo è un altro ragionamento.
In verità, sempre a proposito di Andrea Rossi, c’è anche chi è stato capace di andare ad interpellare chi del Pd sicuramente non fa più parte per un duplice provvedimento: uno di competenza esclusiva dei circoli, che hanno già comunicato di non concedere la tessera del 2018 a chi appartiene ad altri movimenti politici o a gruppi consiliari diversi dal Pd (si tratta di un provvedimento immediatamente applicativo); l’altro per la decisione della commissione regionale di garanzia di cancellare dall’albo degli iscritti e degli elettori dall’anno in corso il primo gruppo di sei (su undici) candidati scesi in campo contro il Pd, decisione che resta valida come dimostra il fatto che la stessa commissione di garanzia che avrebbe dovuto cambiare opinione non si è mai riunita.
Tra l’altro, vale la pena ricordare che in caso di candidature contro il Partito democratico non è prevista alcune audizione. E’ dunque a poco serve scomodare il professor Tersilli: la cruda realtà parla da sola e parla di Azzeccagarbugli che, comunque la raccontino, sono fuori dal Pd per loro scelta. “Ma questo loro lo sanno bene – commentano alcuni esponenti democratici cittadini – tant’è che se ne sono fatti da tempo una ragione, visto che non hanno neanche presentato i ricorsi. Speriamo che la stessa ragione se la facciano anche i loro megafoni”.