Al XXX CivitaFestival a Civita Castellana torna il grande teatro con la scenografia d’eccezione del Forte Sangallo.
Per il 2018 tre gli appuntamenti speciali, per un viaggio teatrale tra il classico e il contemporaneo, accendendo un cono di luce su alcune delle realtà più interessanti e autorevoli della scena: il 18 luglio con “A Sciuqué”, spettacolo vincitore del Roma Fringe Festival 2017, “Le Coefore” di Eschilo in scena il 20 luglio e il 22 luglio “Dichiaro guerra al tempo” tratto da “I Sonetti di William Shakespeare”.
Ospite anche dell’autorevole festival di Avignone e in Australia, “A Sciuqué” (Compagnia Malmand e Compagnia “I Nuovi Scalzi”) il 18 luglio porterà il pubblico del XXX CivitaFestival in una dimensione artistica internazionale e al tempo stesso tutta italiana. Nicola, il protagonista, si racconta in uno spazio vuoto che riflette il mondo che vive dentro di sé, quello che la sua dipendenza dal gioco lo ha costretto ad esplorare. Ad accompagnarlo in questo viaggio, quattro amici col compito di dar vita ai ricordi, alle malinconie, alle azioni mancate e ai dolori di quest’uomo costretto a fare i conti con il suo più grande errore.
Dal teatro contemporaneo ai grandi classici, il 20 luglio al XXX CivitaFestival, THEATRON – Teatro Antico alla Sapienza presenta “Le Coefore di Eschilo”.
Grande chiusura il 22 luglio con il teatro di La Fabbrica dell’Attore, Teatro vascello e La Versiliana che presenteranno “Dichiaro guerra al tempo” da “I Sonetti” di William Shakespeare con Manuela Kustermann e Melania Giglio. Due donne giacciono sprofondate negli abissi del tempo. Una in epoca elisabettiana, l’altra in epoca moderna. Abitano la stessa stanza. Non si vedono, non si parlano direttamente, ma sicuramente si percepiscono. La stanza è la stanza della memoria. Ovunque, manoscritti, versi, perpetue parole, spartiti musicali. I versi appartengono a William Shakespeare. Nella stanza dell’immaginario del grande poeta ci si può anche smarrire. Là ci sono pochi oggetti, lo spazio è denso, percorso da sussurri e voci dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce abbaglianti. Il poeta è testimone instancabile di un mondo che non c’è più, una realtà costruita con dedizione, fede, potenza espressiva, serietà, competenza e valori indiscutibili. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno, si batte per la verità, cade in deliquio, trema, sviene per un istante e in quell’istante elabora universi, sogna l’infinito e tenta di decifrarne la grammatica. Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata nell’inconscio dei suoi interpreti. Così è la sua Poesia.