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Home » Politica » A Viterbo il Pd, parlando di sanità, dà prova di solerzia

A Viterbo il Pd, parlando di sanità, dà prova di solerzia

17 Luglio 2018

Prima, a Viterbo, l’aria sembrava irrespirabile per il caldo, poi rinfrescava meravigliosamente con l’annuncio di pioggia dal nord, a conferma delle previsioni meteo. Una metafora politica? In un certo senso sì, perché il dibattito organizzato dal Pd sulla sanità ha avuto, nelle oltre due ore di dibattito, nella cornice di una sala stracolma in centro, questo stesso effetto: prima incertezza e confusione, con l’idea di un confronto difficile su un tema più che difficile, tanto da generare una sensazione di impotenza e disagio. Dopo, invece, a chiusura della riunione, si respirava l’aria di una più precisa consapevolezza sulla realtà dei fatti, sulle responsabilità più accentuate o nascoste, sui rimedi possibili. Valeva la pena compiere il sacrificio di una riunione in piena estate, in una giornata tra le più calde della stagione.

In sintesi il dibattito ha messo in evidenza le connessioni tra esperienze nazionali e locali, segnalando le criticità più specifiche che ovviamente interessano da vicino i cittadini di Viterbo.

Claudio Clini, già direttore dell’Agenzia sanitaria regionale del Lazio (la disciolta Asp, un tempo fucina di dati e analisi sulla sanità del Lazio), ha illustrato la ricerca sulla spesa socio-assistenziale dei comuni italiani. In questi anni, con la crisi della finanza mondiale e la contrazione dell’economia, specie nel nostro Paese, sono stati i Comuni a reggere sul territorio l’impatto della domanda di tutela da parte di fasce di popolazione in difficoltà, ma anche, per un fenomeno più ampio destinato ad aumentare, a causa della longevità che fa dell’Italia una nazione più esposta nel mondo ai problemi della cura e assistenza degli anziani, specie non autosufficienti.

Anche il direttore dell’Ifel-Anci, Pierciro Galeone, approfondendo l’esame della ricerca, ha sottolineato l’esposizione dei Comuni su un versante politico-amministrativo fino a ieri ritenuto secondario nel lavoro dei nostri sindaci e amministratori locali. Ora bisogna stare attenti, non cullarsi sul potenziale incredibile di solidarietà civile e umana, che trova riscontro nell’attività delle comunità e degli enti locali, poiché l’espansione della spesa sociale negli ultimi due o tre anni – complice le difficoltà della finanza locale – in parte si è bloccata.

Sul piano più strettamente politico è intervenuto poi Lucio D’Ubaldo, già Senatore nel corso della XVI legislatura, che ha descritto per sommi capi quale sia l’aspetto critico delle politiche di welfare in Europa e quindi anche in Italia.

Non è mancata tuttavia un accenno alla dinamica della sanità laziale, e ancor più viterbese, per alcune criticità molto evidenti (carenze di strutture di riabilitazione o di ricovero in lungodegenza) che nel capoluogo si riflettono in termini di appesantimento della efficienza dell’ospedale di Bel Colle.

D’Ubaldo ha fatto anche presente che l’emigrazione verso strutture sanitarie fuori regione indica l’insoddisfazione dei cittadini di Viterbo nei riguardi dei servizi sanitari presenti nel territorio della città e della provincia. Ci sono troppe ombre, dunque, sulla gestione della sanità a Viterbo, ombre che nascono anche da un approccio non felice sul terreno della distinzione tra responsabilità politica e competenza manageriale.

In effetti, a rilanciare la questione della responsabilità politica di fronte alla “sensazione” di inadeguatezza della organizzazione sanitaria italiana, è stato Vito De Filippo, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera dei deputati già sottosegretario al ministero della Salute. Nella sua disamina, molto accurata, egli ha voluto rafforzare la preoccupazione per il limite riscontrato nella comunicazione dei governi di centro-sinistra. Simpaticamente, nel riferire della scelta di una sua elettrice, pronta al tempo stesso a lodare l’impegno del PD e a motivare il voto da lei espresso a favore dei Cinque Stelle, De Filippo ha descritto di un fenomeno paradossale, più diffuso di quanto di creda, per cui invece di insistere sul dato ormai stranoto delle “fake news” si dovrebbe addirittura parlare di “fake poll”, ovvero di un “voto falso” (o meglio “falsato”) per effetto di una distorsione, in alcuni casi, tra giudizio (di apprezzamento) sulla politica e ciò nondimeno l’opzione per il cambiamento (contro il Pd e per il M5S). Per questo a suo giudizio è necessario che la politica dei riformisti torni a sintonizzarsi sulle aspettative dei cittadini, interpretandone correttamente il senso e le motivazioni.

In conclusione, dopo aver riconosciuto che tutta la discussione ha permesso di capire quali siano i grandi nodi del “problema sanità”, centro focale del sistema di welfare, Luisa Ciambella ha esortato a non limitarsi alle analisi e ai commenti, ma di concentrarsi sulla impostazione di nuovi indirizzi politici e di nuove scelte programmatiche, soprattutto per non lasciare soli di fronte alle difficoltà i tanti amministratori locali che si battono – l’accenno ha riguardato l’esperienza condotta nei cinque anni di Amministrazione Michelini – per una migliore qualità dei servizi. Non a caso il Comune di Viterbo, dal 2013 al 2018, ha aumentato del 40 per cento la voce di bilancio relativa alla spesa sociale. Evidentemente non basta, come ha stabilito il recente voto amministrativo. Occorre andare avanti, senza recriminazioni, con nuovo slancio. Il convegno deve essere perciò l’inizio di un cammino verso una più intensa capacità di ascolto della comunità viterbese, con un partito più aperto e coraggioso – così è sembrato di cogliere, criticamente, nelle battute finali dell’ex vice sindaco – e perciò meno condizionato da giochi di potere a danno soprattutto di iscritti e militanti.

Alla fine, se una lezione minimamente si può trarre dalla finestra intensa giornata politica di ieri, è che tutto concorre nell’epoca del web a trasferire nel “virtuale” il confronto tra le persone, ma quando invece si dà vita a un’occasione “reale” di confronto l’indice di apprezzamento è più alto e indica, tra le stesse persone, quale debba essere la funzione e la responsabilità di una organizzazione di partito non burocratizzata, ma solerte nell’impegno al servizio dei cittadini.

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