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Home » Politica » “Viterbo non si merita questa sanità”

“Viterbo non si merita questa sanità”

16 Luglio 2018

Sanità allo sfascio. La testimonianza di Daniela Bizzarri

In questo periodo stiamo assistendo a sempre più lamentele (è intervenuto persino il Tribunale dei malati) per le lunghe liste di attese per prestazioni ospedaliere, di migrazioni verso ospedali di altre regioni, di persone, i più abbienti che non potendo permettersi diagnosi e cure a pagamento, debbono scegliere se mangiare o curarsi.

Ci sono però anche altri aspetti che vanno attenzionati e questo che mi accingo a raccontare e che sto vivendo, è solo per dare voce a tutti coloro che subiscono quotidianamente calvari similari ma che non hanno mezzi o la forza di denunciare.

A mia suocere di anni 93, portata 15 giorni fa in pronto soccorso in preda a forti dolori, dopo varie ore, fu diagnosticato un distacco vertebrale. Data l’età ovviamente non poteva essere operata e fu dimessa con prescrizione di paracetamolo mattina e sera e ritornare in ospedale in caso di bisogno. Inutile dire che passata una notte di inferno e non riuscendo più a reggersi sulle gambe, siamo stati costretti a ricoverarla alla clinica Santa Teresa e dopo 10 giorni fu trasferita a Villa Immacolata.

Nel frattempo pensando a dove potevamo portarla, appena almeno leggermente rimessa è iniziato il “ viaggio della speranza”. Mi sono recata alla Cittadella della salute per ritirare i moduli per poterla ricoverare in una Rsa che potesse effettuare anche riabilitazione. Dopo un primo errore, mi fu consegnato uno stampato con le parti che doveva riempire il medico curante.

Il mio medico dopo aver compilava una pagina si accorgeva che mancava un allegato chiamato A3 citato sul modello. Siccome il giorno successivo sarebbe andato in ferie, anche se era venerdì pomeriggio mi sono nuovamente recata alla Cittadella della salute per chiederne una copia. Ovviamente mi fu risposto che le copie le teneva una collega chiuse a chiave nella propria stanza e alla mia domanda di parlare con un dirigente la risposta fu che alle 18 (anche se non erano) non c’era più nessuno e sarei dovuta ritornare lunedì. Indignata dissi anche che avrei chiamato il 113 e lì è anche scattata l’ilarità “lo faccia venire almeno ci tiene compagnia”.

Il bello è venuto questa mattina sono ritornata ed ho trovato una signora gentilissima che alla mia richiesta del famoso Mod A3, mi ha risposto che non era più necessario e he era indicato nel modulo in quanto lo stesso era obsoleto, e che doveva essere sostituito, ma non ci è dato da sapere quando questo sarà fatto.

Allora io mi chiedo e vi chiedo: è questa una Azienda locale sanitaria che ci riempie di comunicati e tagli di nastri di scatole vuote che si merita la nostra città e la nostra provincia? Siamo davvero certi che tutti hanno un santo in paradiso o persone disponili a fare i viaggi della speranza?

Vedete, siccome sono una persona libera, non avendo “padroni”, posso permettermi anche di racconte un altro episodio, che mi ha visto coinvolta con altro famigliare a Belcolle. Nel 2015 mio cognato di 59 anni fu ricoverato e gli venne diagnosticato un tumore ai polmoni. Nel reparto di oncologia dove ci sono medici e paramedici meravigliosi, fu deciso di fare una scintigrafia polmonare. Non ci crederete ma mi fu detto che nel mese di agosto a Belcolle questo esame non si faceva perché il medico era in ferie (in realtà questo esame non lo facevano proprio) e quindi con “il fresco” in data 14 agosto il paziente fu portato a Roma, chiedendo una risposta veloce per provare ad iniziare la chemioterapia.

Io posso testimoniare le decine di telefonate che il medico faceva per avere un fax di risposta che al 10 settembre ancora doveva arrivare. Non sono mai stata una persona tranquilla specialmente di fronte alla malattia, ma a quel punto uscii fuori di testa o occupai la stanza della Donetti in attesa di una risposta, che guarda caso si recuperò in poche ore, e sapete da quando era pronta? Da una settimana dopo il 14 agosto. Io sono consapevole che mio cognato purtroppo doveva morire, ma certo non gli serviva un “aiutino”.

Quando tutto fu finito, a chi raccontavo l’avventura mi suggeriva di denunciare tutti. Io non ho fatto nulla per un semplice motivo: nessuno dei “piani alti” avrebbe pagato e sicuramente “il capo espiatorio “ sarebbe stato un medico, un paramedico o un infermiere che corrono dalla mattina alla sera, fanno doppi turni massacranti, e magari sono anche precari e a rischio.

Questo non lo potevo permettere! Grazie di cuore alla dirigenza della Asl.

Daniela Bizzarri

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