La coerenza in genere è una virtù, ma in politica non sempre vale lo stesso discorso. Una considerazione, questa, che deve aver arrovellato la mente dell’ex consigliere comunale Marco Ciorba, che, in una lettera a un sito della città, punta il dito contro Gianmaria Santucci per la nomina ad assessore della compagna Alessia Mancini. Ciorba è uscito allo scoperto, ma ciò che ha avuto il “coraggio” di dire – e cioè che, se fosse serio come dice, il leader di Fondazione dovrebbe far dimettere la sua dolce metà – a Viterbo lo pensano tutti, compresa la maggioranza, che in pubblico tace per evidenti ragioni, ma mormora in privato.
Il caso Santucci dunque esiste ed esisterà sempre, sarà il leit motiv di questa neonata consiliatura in barba alle mezze smentite del diretto interessato (“… non volevo che fosse nominata assessore, ma non c’è stato nulla da fare. L’ha voluta il sindaco”) e alle velate minacce di querela che lancia a destra e a sinistra. Esiste, esisterà – e dalla storia sarà ricordato a futura memoria come esistito – perché Santucci, come ha ricordato Marco Ciorba, nel 2014 fu tra i più facinorosi quando approdò in assemblea la nomina a revisore dei conti di Lorenzo Ciorba, il cui nome era stato sorteggiato a caso dalla Prefettura. Apriti cielo: secondo l’esponente di Fondazione, che arrivò quasi a lasciare intendere l’esistenza di strane trame oscure consumatesi nei corridoi dei due palazzi confinanti, Lorenzo Ciorba era incompatibile in quanto padre del presidente del Consiglio comunale. La storia fini con la rinuncia del commercialista a ricevere l’incarico di revisore – quand’anche estratto a sorte e non nominato come la Mancini – e tutti vissero felici e contenti.
Felici e contenti si fa per dire, dato che il polverone sollevato da Santucci sugli organi di stampa e sui social la gente – compresi quelli che adesso fanno finta di mostrargli solidarietà – non l’ha dimenticato. Marco Ciorba è lapidario: “Santucci se non è un quaquaraquà deve far dimettere la compagna”. Ovviamente tutti dubitano che ciò accadrà, ma certamente la gente se ne ricorderà quando si tornerà a votare. Questo è pacifico.