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Home » Politica » Spesa sociosanitaria: un settore da ripensare

Spesa sociosanitaria: un settore da ripensare

15 Luglio 2018

“Persona e comunità. La spesa socio-sanitaria dei Comuni” è il titolo dell’incontro organizzato dall’Unione comunale del Pd che si terrà lunedì 16 luglio alle 17.30 al Gran Caffè Schenardi. Pubblichiamo sull’argomento un intervento di Claudio Clini, presidente dell’associazione Sagen (ambiente, salute e genoma).

L’incontro di Viterbo del 16 Luglio sulla spesa sociosanitaria dei Comuni italiani rappresenta un momento importante di confronto su un tema drammaticamente attuale, messo tuttavia in disparte dall’attuale governo “in tutt’altre faccende affaccendato” che “a questa roba è morto e sotterrato”. Eppure è un problema di milioni di cittadini e delle loro famiglie, che, oltre a contribuire al 20% della spesa totale (poco meno di 15 miliardi di euro), assistono direttamente i loro familiari. Secondo una stima dell’Istat in Italia ci sono circa 3.330.000 persone tra i 15 e i 64 anni che si prendono cura di adulti, inclusi gli anziani. Il che significa che l’8.6% della popolazione tra 15 e 64 anni è e a vario titolo impegnata in attività assistenziali gratuite. La componente femminile è di circa il 63%.

Un quadro quindi critico, paradossalmente determinato da fattori favorenti, quali la crescita dell’aspettativa di vita media e della percentuale di over 65, cui ha fatto seguito un forte incremento delle patologie croniche, della percentuale di comorbilità e della richiesta ulteriore di assistenza ai servizi sanitari e socio-sanitari. Ai dati demografici occorre aggiungere che la scienza medica e l’innovazione tecnologica hanno modificato grandemente il concetto di malattia e l’approccio alla stessa con nuove possibilità diagnostiche e terapeutiche. Gli ospedali, sempre più tecnologici, tendono a “espellere” i pazienti con patologie croniche e ad eliminare quelle forme di assistenza non più consone al ruolo. I pazienti così dimessi faticano a trovare nel “territorio” quella continuità assistenziale di cui necessitano.

Questo scenario del tutto nuovo pone o dunque problemi inediti, con il rischio di trovarsi, in un futuro già iniziato, difronte a una sempre più complessa crisi del sistema socio-sanitario in grado di mettere in discussione la sua stessa sostenibilità e di riflesso anche i processi di prevenzione, diagnosi e cura. Già oggi, ad esempio, per gli anziani non autosufficienti il tasso di copertura si attesta al 32.3% del bisogno potenziale per i servizi sociosanitari, e al 16.4% per i servizi sociali, secondo il rapporto Oasi 2016.

In tale situazione un ruolo fondamentale è rappresentato dalle innovazioni tecnologiche e dalle nuove frontiere della ricerca in medicina. L’innovazione tecnologica applicata alla salute è una delle opportunità per affrontare la sfida che coinvolge cittadini, operatori e i soggetti, pubblici e privati, che interagiscono nell’intero ecosistema sanitario.

Pare allora inevitabile ripensare ai criteri di reperimento e distribuzione delle risorse e indispensabile avviare un profondo cambiamento delle politiche pubbliche di investimento e delle modalità gestionali dei servizi ai cittadini, spazi privilegiati di azione dell’intervento pubblico. Il ripensamento dovrebbe orientarsi verso l’introduzione di nuove modalità di finanziamento e prevedere l’ingresso nella scena di nuovi attori (soggetti privati, fondazioni, cooperative sociali etc.) protagonisti e non solo ancillari dell’intero processo assistenziale. Tutto ciò può produrre effetti migliorativi sull’organizzazione dell’intero sistema, sull’accesso alle risorse, sulla capacità di scelta delle soluzioni tecnologiche e sulla gestione delle opere realizzate.

 Claudio Clini

presidente associazione Sagen (ambiente, salute e genoma)

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