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Home » Territorio » Goletta Verde boccia Tarquinia. Ecco dove potete fare il bagno

Goletta Verde boccia Tarquinia. Ecco dove potete fare il bagno

12 Luglio 2018

Su 24 punti monitorati lungo la costa laziale, 17 presentano valori di inquinamento elevati (cioè il 71%) con la provincia di Roma a guidare questa poco lusinghiera classifica. E ci sono anche record assoluti, con situazioni che mostrano un inquinamento ormai cronico: è il caso ad esempio della foce del Fosso Grande ad Ardea che per il nono anno consecutivo ricevono un giudizio di “fortemente inquinato”. A questa situazione si aggiunge anche il degrado e la presenza di rifiuti, dalla plastica ai materiali ingombranti.

E’ il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste laziali dall’équipe tecnica di Goletta Verde, la campagna di Legambiente dedicata allo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno del Conou, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea, il Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio.

Per quanto riguarda la provincia di Viterbo, i campionamenti eseguiti da Goletta Verde sono stati due: entro i limiti di legge i prelievi alla foce del fiume Flora (Montalto Marina) nel comune di Montalto di Castro. Fortemente inquinato, invece, quello alla foce del fiume Marta al lido di Tarquinia. Qui, a seguito dell’esposto di Legambiente, la Capitaneria di Porto ha accertato, lo scorso anno, la gestione illecita di rifiuti e un abbandono di rifiuti nelle acque del fiume da parte di centro di distribuzione di prodotti ittici, da parte di un’industria casearia e l’ipotesi che i fanghi prodotti dal depuratore potrebbero in parte essere stati immessi, insieme alle acque di scarico, direttamente nel fiume.

Per quanto riguarda la provincia di Roma, tutti gli 11 punti monitorati presentano valori di inquinanti elevati e nove di questi ricevono il giudizio di “fortemente inquinati”. Alcuni di questi erano già stati denunciati lo scorso anno con un esposto alla Capitaneria di Porto da presentato da Legambiente: la foce del fosso Zambra (Cerveteri), dove furono accertati due scarichi attivi del depuratore della Società “Ostilia srl” (depuratore privato); e la foce del rio Vaccina a Ladispoli, dove le indagini della Capitaneria individuarono macroaree urbane del Comune di Cerveteri che, anziché scaricare nella rete fognaria, riversavano i reflui non depurati direttamente nel corso d’acqua (fosso Manganello).

Altri punti giudicati fortemente inquinati sono quelli alla foce fiume Arrone (Fiumicino); alla foce fiume Tevere (Ostia); alla foce del canale all’altezza di via Filadelfia (canale Crocetta) a Torvajanica, Pomezia; alla foce del Rio Torto (Pomezia); alla foce del fosso Grande (Ardea); foce del fosso Cavallo morto (Anzio); foce del porto canale Loricina (Nettuno). Giudicati “inquinati” i prelievi effettuati al Lungomare Pyrgi a Santa Severa di Santa Marinelli e al canale dei Pescatori di Ostia. Legambiente aveva presentato esposti anche per molti di questi punti critici non ricevendo però risposta dalle autorità competenti.

In provincia di Latina degli 11 punti monitorati cinque presentano cariche batteriche elevate. Giudizio di fortemente inquinato per i campionamenti per la foce del rio Santacroce (Gianola, Formia) e per la foce del rio Recillo (Scauri, Minturno). Tre i campionamenti giudicati inquinati: alla foce del canale Sant’Anastasia (a Fondi), alla foce Verde a Latina e alla foce del fiume Garigliano a Marina di Minturno. Entro i limiti gli altri campionamenti effettuati (dettagli in tabella).

Non va meglio sul fronte dell’informazione ai cittadini. La cartellonistica informativa, obbligatoria da anni per i comuni e che dovrebbe avere la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, è praticamente assente: i tecnici di Goletta Verde che hanno avvistato nel Lazio soltanto un cartello rispetto ai 24 punti analizzati (a Nettuno, punto dove insisteva anche il cartello di divieto di balneazione).

Il monitoraggio di Goletta Verde (eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra 19 e il 21 giugno 2018) prende in considerazione il campionamento dei punti critici scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta. Vengono prese in esame foci dei fiumi, torrenti, scarichi e piccoli canali, veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare.

I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli); vengono considerati “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

“La maladepurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola. Soldi che avremmo potuto spendere più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione”, sottolinea Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente.

 

 

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