Non è il merito della scelta di Alessia Mancini ma il metodo usato da Fondazione, ad aver indotto Rachele Magro, terza donna tra le più votate nella lista, ad abbandonare il movimento civico di Gianmaria Santucci.
“La mia decisione insindacabile di uscire da Fondazione è stata determinata non certo dalla scelta di un nome che avrei appoggiato fin dal primo momento – spiega la psicoterapeuta – quanto dalle modalità con cui tutto è avvenuto, delle quali non sono stata partecipe”.
La Magro rinnova tutta la sua stima ad Alessia Mancini, “donna di carattere e di incontestabile competenza, che merita il ruolo affidatole”, ma sottolinea al contempo tutta la passione da lei messa “nel coordinamento del programma politico di Fondazione, che poi, con mia gioia, è stato accolto per quasi la sua totalitàda tutta la coalizione. Non credo per questo di aver meritato di apprendere la notizia della mia possibile candidatura direttamente dai giornali, ai quali a mia insaputa è stato consegnato in pasto il mio nome, evidentemente con il preciso intento di utilizzarlo come figura di schermo, o forse di scherno, nell’intento di nascondere meccanismi che si stavano muovendo in vista della decisione che di lì a poco sarebbe stata ratificata. La bagarre mediatica – conclude Rachele Magro – non appartiene al mio modo di concepire la partecipazione alla res pubblica. Pertanto non ritengo di avere altra scelta che uscire da Fondazione”.
Intanto in una lettera invita a un sito online, tre delle sottoscrittrici del documento a sostegno di Antonella Bruni in cui si chiedevano le dimissioni della Mancini disconoscono le loro firme invitando la stessa Bruni a fare chiarezza sull’accaduto.