Leggere la stampa viterbese – specie quella che per anni l’ha esaltato e sostenuto indipendentemente dal suo spessore politico, elevandolo al rango di un Savonarola della politica locale e di un innovatore lungimirante che cerca da solo l’isola che non c’è – ci lascia attoniti. Avvertiamo il loro imbarazzo, il loro sgomento.
Santucci e la sua Fondazione come o peggio dei partiti: base esautorata dalle decisioni, niente più collegialità nel programma e persone perbene che si sentono usate e gettate. Tutto questo ad opera del deus ex macchina di tutte le polemiche sollevate negli ultimi cinque anni contro la maggioranza, un uomo sempre sul piede di guerra… quel Santucci eterno aspirante sindaco che è stato rieletto con la sua lista fai da te, che ha riconquistato il posto in Comune assemblando tanti portatori di voti con tante aspettative ora deluse e disattese.
Una delusione, per tanti, accorgersi che i soliti noti – Santucci e Barbieri – si sono ripresi tutto. E poi, ironia della sorte, la beffa rappresentata dal ripescaggio del camaleontico Insogna. Insomma, l’isola che non c’è – il luogo delle idee e dei progetti, delle innovazioni e del largo ai giovani – vede eletti i veterani, i combattenti e reduci di tante battaglie politiche, da lustri in Consiglio, navigatori politici che, espulsi di fatto da tutti i partiti che hanno frequentato – e ora capiamo perché – si sono ritrovati nella fondazione di un soggetto tutto in mano loro. Così si leggono le proteste a mezzo lettera, le dimissioni, le interviste di donne e uomini che saranno pure giovani, e forse inesperti, ma non fessi. Tutta questa gente ha capito bene che Fondazione è un partito a gestione familiare e che il lavoro, lo sforzo e l’averci messo la faccia non conta.
Passata la festa, gabbato lo santo. Tra 5 anni altri saranno chiamati a trovare l’isola che non c’è, e infatti non la troveranno, ma il tesoro… quello sì che ci sarà. Anche se lo prenderanno sempre i soliti noti.