Per ora giornali e siti web tacciono. Sulle difficoltà di Arena a varare la giunta è calato un certo torpore, ben diverso l’atteggiamento quando si trattava di criticare la vecchia amministrazione comunale.
A Viterbo anche l’informazione è atipica. E non è solo il caso della nuova giunta, basti pensare a come sono state e vengono trattate le notizie che riguardano il Partito democratico: la colpa sta sempre da una parte, mai dall’altra, gli ex Ds, come Panunzi, vengono sempre salvati, i popolari renziani ogni volta vengono invece presi a pesci in faccia.
E’ una rappresentazione a senso unico quella fornita dal giornalismo locale, probabilmente più sensibile ai contratti pubblicitari che alla deontologia professionale, che imporrebbe a tutti, pur nella libertà di patteggiare ognuno per chi vuole, di pubblicare comunque le notizie. Notizie che invece vengono puntualmente oscurate, come nel caso dell’espulsione dal Pd di Serra e compagni, fatta passare come la vendetta di una parte e nascondendo che si tratta di una decisione inevitabile prevista dallo statuto laddove ci si mette contro le determinazioni del partito.
In questo clima c’è addirittura chi ha la faccia tosta di bollare come Pravda questo giornale, il quale, al contrario, le notizie le dà, salvo poi, come è giusto che sia, riservarsi il diritto di commentarle e di prendere posizione.
I giornali di partito, o meglio: di parte, esistono da che mondo è mondo. Il lettore però sa almeno come la pensano, è libero di condividere o meno, ma in ogni caso viene messo nella condizione di essere cosciente della linea editoriale. Peggio sono quelli che dietro un’apparente line editoriale sopra le parti patteggiano tutti i giorni in nome di un interesse superiore (nascosto). Vogliono far credere, ingannando i lettori, che loro sono puliti, mentre in realtà le cose stanno diversamente.
Ecco, questo giornale non vuole invece ingannare nessuno. C’è un editore che esprime con chiarezza la propria linea, la manifesta senza nascondersi, ognuno è libero di pensarla allo stesso modo oppure no e comunque, anche laddove non venga condivisa, non si può negare il contributo al libero e democratico dibattito nella comunità.
Fa molto male, dunque, chi parla di Pravda di Pianoscarano: i falsi moralismi hanno, come le bugie, le gambe corte e prima o poi arriverà qualcuno a ricordargli che, per evitare di fare brutte figure, è meglio tenere la bocca chiusa.
Detto questo, e proprio per questo, noi del Viterbese ci saremo. Ci batteremo contro l’informazione a senso unico di tutti quelli che fanno affari con la pubblicità, vera o occulta che sia, e lotteremo per affermare il diritto di ognuno ad esprimere il proprio pensiero. Faremo come Aldo Moro, che così scriveva in una lettera, il 24 aprile 1978, a Benito Zaccagnini: “Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e alternativa, per impedire che della Dc se ne faccia quel che se e fa oggi”.