• Facebook
  • Twitter
  • Google+
  • YouTube
Il Viterbese
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
Il Viterbese
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
Home » Cultura » L’ispirazione domenicana di Aldo Moro

L’ispirazione domenicana di Aldo Moro

27 Giugno 2018

di Angelo Allegrini

Aldo Moro, oltre che politico e statista di altissimo rilievo, fu senz’altro un uomo profondamente religioso. Benché la sua religiosità è stata sempre nota, non tutti sanno invece che l’origine e l’impronta della sua fede discendevano dall’appartenenza al Terz’ordine Domenicano.

Nell’occasione della presentazione del saggio “Aldo Moro, una lezione di democrazia” scritto a due mani da Giuseppe Fioroni e Giovanni Iannuzzi, avvenuta il 9 maggio 2018 a Roma presso la sala conferenze di Unipegaso, un interessante intervento di padre Antonio Cocolicchio O.P., Promotore della Predicazione itinerante e delle Fraternite sacerdotali, ricordando le parole dell’assistente spirituale che lo seguì nel suo cammino terreno, ne ha descritto le caratteristiche salienti.

Intanto, un aspetto prevalente del pensiero moroteo che non si può non far risalire alla formazione domenicana è stata l’insistente sottolineatura, il costante richiamo, presente in quasi tutti i suoi discorsi e nelle sue riflessioni, al dovere.

Secondo padre Gregorio Maria Inzitari, il padre che favorì a Bari l’incontro con l’ordine domenicano, “Aldo Moro possedeva tutte le caratteristiche richieste dalla nostra regola perché un giovane potesse diventare domenicano. Amore allo studio, difesa della verità e coerenza nell’azione“.

Inzitari credette pure che Moro potesse seguire un percorso che lo portasse alla consacrazione sacerdotale ma la sua vera vocazione, così come fu pure per Giorgio La Pira, anche lui terziario domenicano che visse fino alla sua morte nella cella n° 6 del convento di San Marco a Firenze, era quella dell’azione politica             .

In ogni caso Aldo Moro entrò nell’ordine come laico e rimase un terziario domenicano fedele e legato all’ordine fino alla fine.

Frequentava, a Santa Maria sopra Minerva, la Fraternita dei laici domenicani che si riuniva almeno una volta al mese; secondo le testimonianza dei confratelli si metteva in ultima fila e non interveniva mai, veniva soprattutto per ricevere le istruzioni del “direttore”, del padre spirituale che forniva la formazione religiosa che doveva poi riportare nella vita quotidiana e nella politica.

Dopo una breve preparazione, nel 1939, Moro fece la vestizione e ricevette un piccolo scapolare da indossare internamente al di sotto degli abiti; poi, nel ’40, intraprese la professione perpetua, la promessa formale di vita evangelica e di legame a vita con la regola di san Domenico assunta innanzi al maestro generale.

Secondo il padre Cocolicchio fu proprio lo stile di vita domenicano ad alimentare la spiritualità, la forma mentis aperta al consenso, il costante dialogo con gli altri che distinse il comportamento ed il pensiero di Aldo Moro; sicuramente illuminato da santa Caterina da Siena, patrona del terz’ordine, ma soprattutto da San Tommaso, per Moro la centralità della persona veniva prima di ogni altra cosa, come insegnava l’Aquinate e come poi ribadì il personalismo di Maritain e di Mounier tanto in voga nel cattolicesimo democratico italiano del secondo dopoguerra.

Per Moro l’umanesimo cristiano discendeva dall’opera di redenzione di Gesù Cristo e, nel solco dell’insegnamento di Tommaso, la società doveva servire ad organizzare i diritti ma non è la fonte del diritto: prima vi è la supremazia ontologica dell’uomo, creatura unica ed irripetibile; lo Stato è per l’uomo perché nulla vi è di più prezioso nell’universo di una persona umana tanto è grande la sua dignità e per i cristiani il fare politica vale come acquisizione della virtù, per raggiungere l’unione del diritto alla dignità.

Era – sempre secondo padre Cocolicchio – una visione tomista mutuata dal rapporto con La Pira ma anche, negli anni della FUCI, con mons. Montini, il futuro papa Paolo VI che si avvalse del domenicano padre Cordovani come Maestro del Sacro Palazzo.

Vita di studio, amore per la verità e predicazione (politica, secondo lo stato proprio del laico), furono dunque capisaldi indiscutibili nella vita del terziario domenicano Aldo Moro: fra’ Gregorio, all’interno della Fraternita.

 

 

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)

Mi piace:

Mi piace Caricamento...
« Previous Post
Next Post »
Articoli recenti
  • Fioroni a Repubblica: “Schlein mi ha sfrattato dal Pd. Ora è un partito troppo di sinistra”
  • Con la Schlein il Pd è finito
  • Pensiamo al domani, il popolarismo rinasce sulle ceneri di una politica ormai ostica verso il riformismo d’ispirazione cristiana.
  • Nasce “Piattaforma Popolare-Tempi Nuovi”, il network dei democratici di matrice cristiana e popolare
  • SANGIULIANO SOGNA UN DANTE “NERO”, SEBBENE FOSSE GUELFO “BIANCO”. PRESTO ANCHE IL SOLE SORGERA’ A DESTRA
  • DANTE PROPONE UNA VISIONE UNIVERSALE, RIDURLA A VISIONE ITALIANA E’ UN ERRORE. MA COS’È IN FONDO L’ITALIA?
  • I luoghi del nuovo umanesimo
  • Morte di Gerardo Bianco, il video della sua intervista al convegno di Viterbo
  • Una politica coraggiosa, fuori da vecchi schemi
  • A Roma il Convegno su Nuovo Umanesimo
  • “Esterno Notte” visto dal presidente della Commissione Moro: intervista di Radio Radicale a Fioroni
  • Il futuro dei popolari, convegno venerdì 18
  • Popolari, riformisti e cattolici di tutta Italia a convegno a Roma
  • Il Pd è ancora utile al Paese
  • Fioroni: il Pd si salva se dialoga con il Terzo Polo
  • Non esiste una terza via: se il Pd non vuole cedere al populismo, deve aprire il dialogo con il Terzo Polo
  • L’ITALIA DI DE MITA, L’OCCIDENTE E IL CLIMA DI FIDUCIA NEI RIGUARDI DI GORBACIOV: UNA PAGINA DI STORIA
  • LUTTO. E’ MORTO GASTONE SIMONI, IL VESCOVO DELLA POLITICA “ALTA”. IL RICORDO DI AVVENIRE
  • L’ANALISI DI GALLI DELLA LOGGIA SULLA IRRILEVANZA POLITICA DEI CATTOLICI SI NUTRE DI AVVERSIONE PER I POPOLARI
  • GUALTIERI ARCHIVIA IL CASO RUBERTI, MA RESTA IL PROBLEMA POLITICO: SE NON SI RIFONDA, IL PD AFFONDA
Menù
  • Politica
  • Cultura
  • Società
  • Cronaca
  • Territorio
  • Tempo Libero
Meteo

booked.net

Contatti

www.ilviterbese.it

Redazione | Contatti

info@ilviterbese.it

redazione.ilviterbese@gmail.com

GALLERY
Fioroni a Repubblica: “Schlein mi ha sfrattato dal Pd. Ora è un partito troppo di sinistra”
Con la Schlein il Pd è finito
Pensiamo al domani, il popolarismo rinasce sulle ceneri di una politica ormai ostica verso il riformismo d’ispirazione cristiana.
Editore: Centro Studi Aldo Moro C. F. 90122270565
Registrazione Tribunale di Viterbo n. 1 del 5 Giugno 2018 | Copyright © 2018 - Il Viterbese.it - All rights reserved
Scroll to top
Skip to content
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:
    Open toolbar Accessibilità

    Accessibilità

    • Aumenta TestoAumenta Testo
    • Diminuisci TestoDiminuisci Testo
    • Scala di GrigioScala di Grigio
    • Più ContrastoPiù Contrasto
    • NegativoNegativo
    • Sfondo BiancoSfondo Bianco
    • Evidenzia LinkEvidenzia Link
    • Testo LegibileTesto Legibile
    • Reset Reset