di Gabriele Picone
La vittoria contro il Marocco nella gara d’esordio è arrivata nel finale, e a dirla tutta anche in maniera inaspettata; in un girone di ferro dove Portogallo e Spagna fanno a gara per un posto da prima della classe, il modestissimo Iran sembra essere tutto tranne che l’Underdog pronosticata ad inizio mondiale.
La sconfitta contro la gigante Spagna è stata minima, un solo gol di scarto nonostante l’abissale differenza tecnica, e una speranza ancora viva di poter passare il girone ed entrare nel mito.
Ogni mondiale ha la straordinaria capacità di scrivere storie incredibili, di mescolare insieme culture e costumi diversi, di elevare in maniera smisurata il senso di appartenenza e di patriottismo, ma soprattutto di accendere i riflettori laddove negligenza e oscitanza da sempre hanno il sopravvento sulla coscienza.
Tutti siamo a conoscenza delle rigorose e inflessibili restrizioni imposte dalla religione islamica ai danni della donna.
Una condizione fortemente e radicalmente consolidata in diversi stati del mondo.
Oggi il calcio sta assumendo sempre più sembianze cosmopolite e allora capita e non è più una novità, di vedere stadi pieni zeppi di TIFOSE festanti inneggiare i propri beniamini.
Gli stadi di Russia 2018 si tinteggiano ogni giorno con colori accesi e tonalità variegate, dal giallo rosso e blu della Colombia, al rosso vivo della Svizzera o della Spagna; dal verde acceso della Nigeria al blu color mare dell’Islanda; dallo sfondo bianco di Inghilterra e Giappone a quello tricolore di Messico e Francia .
In questa squisita cartolina di inizio estate le vere protagoniste sugli spalti sono loro … le donne, riprese puntualmente dalle telecamere a ballare e a saltare, dando quel tocco in più di vivacità e calore.
Ecco , allora , che lo sport più semplice al mondo, si trasforma in un potente mezzo, capace di scalfire anche un resistente muro come quello iraniano.
Questa edizione mondiale ,infatti, sarà senza dubbio ricordata per la forza e l’orgoglio della donna Iraniana, tornata, da quel lontano dal 1979, anno della rivoluzione islamica, ad assistere ad un partita di pallone.
E pensare che più di una volta molte di loro sono state costrette a travestirsi con abiti e parrucche maschili pur di entrare in uno stadio, rischiando fortemente di essere punite in maniera significativa.
Oggi le vediamo negli impianti russi insieme a tutte le altre donne del mondo confondersi con gli uomini, alcune di loro a volto scoperto e senza Hijab.
L’altro ieri le autorità hanno aperto i cancelli dell’ Azadi Stadium, a Theran, in via eccezionale, per farle assistere all’attesa gara contro la Spagna; non era accaduto in quella contro il Marocco, è solo un inizio, un piccolo traguardo che però ha già il sapore della vittoria.