Dopo le parole di due giorni fa del prefetto sulla condizione allarmante in cui versa la sanità viterbese – parole chiare, le sue, pane al pane e vino al vino, in un certo senso come quelle pronunciate nella stessa giornata da Salvini su altri temi – arriva un dotto comunicato burocratico dell’assessore regionale alla sanità, che, scomodando i lea (i livelli essenziali di assistenza), sostiene che a Viterbo va tutto bene. Cita come esempio il settore ortopedico e chirurgico.
Solo qualche domanda, allora. Assessore, ma da quanto tempo non visita Viterbo? Invece di parlare con il suo consigliere regionale e la sua direzione della Asl, perché non parla con la gente che va a ricoverarsi altrove per sentirsi tranquilla? Perché non parla con i pazienti che prima di ricoverarsi telefonano ad amici e conoscenti per sapere chi c’è in servizio? Perché non si fa raccontare, da chi non ha santi in Paradiso, quanti mesi aspettano per fare alcuni esami (la maggior parte)? Perché non si fa dire, dai diretti interessati, quanto sono costretti a pagare di tasca propria per curarsi?
Assessore, la conosce quella poesia di Trillusa che parla di chi provava a spiegare a chi moriva di fame che la statistica assegnava più di un pollo a testa? La statistica non conta niente, caro assessore: molti non mangiavano e pochi si abbuffavano, questa è la verità. La sanità viterbese oggi è in questa situazione: senza letti sufficienti, fatta di servizi superflui e di altri, quelli essenziali, carenti, succube dell’idrovora Roma e senza investimenti veri su tecnologie e professionalità adeguate e competitive in Italia. Le uoc sempre più affidate ad interni, con commissioni locali che decidono come gli pare, e non dica che si tratta di situazione provvisorie, perché lo sanno tutti che in sanità a Viterbo non c’è nulla di più definitivo del provvisorio.
Potrebbe essere interessante per lei – se non altro per cultura e conoscenza personale – dare un’occhiata ai curricula dei vincitori di certi avvisi, alle loro storie personali, alle loro amicizie. Magari si renderà conto che spesso a tanti titoli corrispondono orali scadenti. Assessore, veda oltre le carte, disponga approfondimenti e vedrà cose diverse da quelle che le vengono narrate. A Viterbo serve aprire le finestre e le porte, nella Tuscia servono meno padroni delle ferriere è più scelte di merito e qualità.