Meno cinque al ballottaggio, meno due al Salvini day, ma nel centrodestra il clima non è dei più distesi. Arena, stando a quello che raccontano persone del suo entourage, sarebbe in questi giorni sotto pressione. Nonostante l’ampio margine di vantaggio del primo turno, nonostante la sfilata di big a fare da testimonial, la vittoria al ballottaggio non è per nulla scontata. E in caso di una sconfitta, Arena questo lo sa bene, inizierebbero i processi e le recriminazioni. Soprattutto da parte di chi, come la Lega, alla fine ha accettato obtorto collo la candidatura dell’ex assessore, ma anche da parte di quegli stessi ambienti di Forza Italia avrebbero preferito un altro nome (quello di Daniele Sabatini per esempio).
Troppo grande per fallire, si diceva di certe banche o di certe società durante il periodo della grande crisi. Vale anche per Arena: troppe aspettative (c’è da riconquistare un Comune dopo cinque anni di centrosinistra e l’obiettivo, con il vento che spira al livello nazionale, sembra ancora a portata di mano), troppi riflettori puntati addosso (su di lui hanno scommesso da Berlusconi al presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, vincendo le resistenze di Salvini e Fusco). Troppi, dicono alcuni esponenti della coalizione, anche i significati di cui Arena ha caricato quella che per lui è la partita della vita: ricalcare, cinquant’anni dopo, le orme del padre Salvatore, sindaco di Viterbo alla fine degli anni Sessanta.
Ma Arena non deve fare i conti solo con questo carico di responsabilità. C’è da tenere a bada anche i bollenti spiriti dei potenziali assessori – i nomi pubblicati in questi giorni da diverse testate (tra cui questa) hanno creato non poche fibrillazioni nella coalizione – e recuperare alla causa diversi candidati, sia della lista di Forza Italia sia delle altre, che si sono sentiti traditi e che quindi in questi ultimi giorni non starebbero tirando la carretta come dovrebbero. Si parla di patti non rispettati, di voti che non sono andati laddove dovevano, di ticket uomo-donna che non hanno funzionato. Insomma, il morale all’interno del centrodestra non è proprio dei più euforici. “Meno male che c’è Matteo”, dicono alcuni, convinti che solo Salvini possa dare in questo momento la spinta necessaria per arrivare al traguardo.