Lo scandalo sulla costruzione del nuovo stadio della Roma si abbatte come una bufera sulla Regione Lazio non solo per l’arresto dell’ex assessore all’urbanistica Michele Civita, uomo di fiducia di Nicola Zingaretti, ma anche, e soprattutto, per il coinvolgimento nell’inchiesta di tutto il sistema politico (che va da Forza Italia ai 5 Stelle) che sta garantendo la maggioranza al governatore, dato che, come si sa, dal voto del 4 marzo il centrosinistra è uscito, seppur di poco, minoritario.
In altri termini, rischiano di finire stritolati dai contraccolpi giudiziari gli equilibri che reggono in piedi la giunta regionale. Equilibri che, se fino a pochi giorni fa erano già precari per la difficoltà a tenere insieme attorno al centrosinistra zingarettiano a trazione ex Ds le varie anime del M5S e Forza Italia, ora appaiono pericolosamente sottomessi alla spada di Damocle rappresentata dall’inchiesta della Procura della capitale.
In attesa di capire nelle prossime settimane quello che potrebbe accadere, uno spaccato molto dettagliato dello scenario in cui si trova la Pisana emerge dalla ricostruzione dei fatti compiuta dal Corriere della Sera in base a quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare notificata agli arrestati. Particolarmente rilevanti le informative in cui vengono citati i nomi della grillina Roberta Lombardi e del forzista Stefano Parisi, due personaggi strategici negli accordi trasversali che tengono in piedi Zingaretti: “Il 30 gennaio scorso Giulio Mangosi, cugino e collaboratore di Parnasi, riferisce a tale Fabio che Marcello De Vito e Paolo Ferrara gli hanno chiesto di aiutare la Lombardi, candidata grillina alla presidenza della Regione Lazio”. Il giorno successivo i carabinieri danno conto dell’appuntamento al quale partecipano anche il capogruppo del M5S al Campidoglio Paolo Ferrara e Giampaolo Gola, assessore del X municipio, entrambi ora indagati. Due settimane dopo è Luca Parnasi a raccontare di avere in programma un incontro con Roberta Lombardi. Dopo le elezioni, come si legge in un’altra informativa degli investigatori, “Parnasi afferma di avere la possibilità di influire anche nella formazione di una maggioranza di governo a livello regionale (Lazio). Ciò emerge in una conversazione intrattenuta dallo stesso, il giorno 23 marzo, con un uomo in corso di identificazione, che comunque sembra essere molto vicino al presidente Zingaretti. Nel corso del colloquio, Parnasi precisa di aver saputo che Salvini (evidentemente Matteo Salvini) e Meloni (Giorgia) siano intenzionati a non consentire la formazione o a far saltare la maggioranza in Consiglio regionale, per scongiurare un rafforzamento di Zingaretti. Nella circostanza Parnasi aggiunge di poter interloquire con Stefano Parisi, con il quale ha un ottimo rapporto”.
La circostanza che il costruttore romano distribuisse i finanziamenti in tutte le direzioni – nota sempre il Corriere della Sera – emerge da un’ulteriore intercettazione del 14 febbraio, quando chiede al suo commercialista “se ha parlato con Forza Italia e Fratelli d’Italia, ottenendo risposta positiva. Invece, citando il Pd, Parnasi precisa che provvederà personalmente l’indomani ed aggiunge, inoltre, di voler redigere una lista, evidentemente di contributi elettorali, che compilerà con l’aiuto della segretaria”. Nell’elenco figura, tra gli altri, l’allora viceministro degli esteri Francesco Giro.