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Home » Politica » La caduta degli dei e del buon governo

La caduta degli dei e del buon governo

14 Giugno 2018

Leggere della corruzione trasversale che si sarebbe consumata sullo stadio della Roma – del filo che avrebbe congiunto esponenti del Movimento 5 Stelle, legati a Di Maio, alla Lega di Salvini e a un uomo di pluriennale fiducia di Zingaretti – lascia inorriditi e stupiti. Stupiti perché, guarda caso, sono finiti in questa storia i leader del cambiamento e dell’onesta, della trasparenza e del buon governo, sempre in competizione tra loro su questi temi.

Il Comune di Roma si infrange sugli scogli di un brutto modello che evoca mafia capitale, da cui era nata la voglia di cambiamento dei romani che consegnarono ai 5 Stelle le chiavi del Campidoglio per estirpare il malaffare… che brutta fine. E Salvini… lui che tuona tutti i giorni contro i corrotti, che fa in continuazione la morale a tutti, che parla di rinnovamento e cambiamento, eccolo là: costretto a giustificarsi per una brutta vicenda di finanziamenti ad onlus vicine alla Lega… costretto a difendersi agli occhi dell’opinione pubblica: “Mi sembrava una brava persona, l’imprenditore arrestato”. Zingaretti, poi… Ne vogliamo parlare del governatore? Nonostante mafia capitale che ha lambito in parte la Regione, con persone a lui vicine, adesso si ritrova con un suo fedele assessore fino al 4 marzo, attualmente vice presidente della commissione urbanistica, Michele Civita, arrestato. Un assessore che era stato scelto direttamente da lui. Risultato: le dichiarazioni di fiducia nella magistratura e nell’onesta di Civita non bastano, a Zingaretti, a coprire l’ennesima storiaccia in cui è stato risucchiato l’ente che amministra.

I tre eroi del nuovo, del miglior buon governo possibile – Di Maio, Salvini e Zingaretti – non si sarebbero mai immaginati alla partenza di essere accomunati da una così brutta vicenda. Vicenda che li riguarda ancora di più, essendosi autonominati cavalieri senza macchia, durissimi con i peccati degli altri, sempre pronti a cavalcare la gogna per tutti, spesso a prescindere dai fatti reali, e sempre pronti ad affibbiare patenti di disonesti ai loro competitor per lucrare consensi. Quei consensi di chi oggi li guarda e si chiede: “Ma non dovevano essere i campioni del cambiamento?”.

Il re, nudo e muto, si allontana.

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