La formula è quella di rito: piena fiducia nella magistratura. Ad esprimerla è il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti a seguito delle notizie sull’indagine riguardante lo stadio della Roma a Tor di Valle che ha portato all’arresto, oltre che del costruttore Luca Parnasi e del presidente di Acea Luca Lanzalone, anche dell’ex assessore regionale all’urbanistica Michele Civita (Pd).
“L’amministrazione regionale ha condotto la conferenza dei servizi in modo tecnicamente corretto e trasparente – assicura il governatore -. Nessun dirigente o funzionario regionale è stato oggetto delle misure adottate dagli uffici giudiziari. Peraltro, ricordo che proprio per consentire la massima valutazione ed il controllo diffuso di questo complesso procedimento amministrativo, la Regione ha esposto ogni passaggio e provvedimento su un portale di open data ancora oggi consultabile sul sito della regione Lazio alla voce Trasparenza stadio”.
Zingaretti si augura quindi “che la magistratura faccia luce su eventuali comportamenti che possono avere messo a rischio, ovvero speculato, su un investimento tanto significativo per la città di Roma”.
Per quanto riguarda Michele Civita, il presidente lo considera “da sempre un uomo onesto delle istituzioni”, e si dice convinto “che saprà dimostrare la fondatezza delle sue ragioni”.
Sarà pure così, ma intanto le carte della Procura parlano della richiesta di assumere il figlio avanzata dall’ex assessore al costruttore arrestato. E per Zingaretti, al di là delle parole, si tratta di un duro colpo. E’ quasi come se avessero colpito lui stesso visto che Civita, come tutti gli altri assessori, furono scelti direttamente dal presidente senza il coinvolgimento del partito. E poi Civita non era un assessore come gli altri, da lui dipendeva un settore nevralgico nei gangli della pubblica amministrazione – quello dell’urbanistica – attorno al quale i riflettori della Procura continuano ad assere accesi al di là dell’inchiesta di cui si parla in queste ore.

