Ci vuole una faccia proprio tosta a sputare sul piatto dove mangi. E la faccia di Alessandro Mazzoli non è tosta: di più. Infatti, mentre si schierava contro le liste del Pd alle comunali, sostenendo Serra invece che la Ciambella, tornava alle dipendenze del partito regionale con la qualifica di funzionario e con uno stipendio molto, molto importante.
Dunque, da quando ha smesso di fare il deputato, l’ex presidente della Provincia è di nuovo a busta paga presso il partito, per il quale però effettivamente neanche lavora come è dimostrato dal fatto che la maggior parte del tempo, invece che a Roma, lo passa a Viterbo (ma non si sa bene a fare cosa). E comunque, come se non bastasse, mentre dal 22 marzo in poi cominciava a maturare lo stipendio pagato dal Pd, a Viterbo scendeva in campo per distruggere il medesimo Pd, facendo finta di non sapere che il bonifico di fine mese che si porta a casa è coperto dai soldi di tutti gli iscritti, compresi quelli di questa città.
Un capolavoro, ma chissà che ne pensano tutti quei dipendenti del partito che nel frattempo sono stati messi in cassa integrazione, peraltro senza neanche aver usufruito dello stesso lauto trattamento di fine rapporto che l’ex deputato, pupillo di Sposetti, si è messo in tasca nel momento in cui è stato estromesso da Montecitorio.
Ora Mazzoli non farà più parte del Pd e di conseguenza perderà anche il suo pesante stipendio, ma intanto nel corso di questi pochi mesi che sono intercorsi dalle elezioni politiche a oggi ha buggerato tutti.