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Home » Politica » Chiara Frontini può davvero rischiare di non avere la maggioranza?

Chiara Frontini può davvero rischiare di non avere la maggioranza?

13 Giugno 2018

In caso vittoria al ballottaggio del 24 giugno Chiara Frontini potrebbe non avere la maggioranza in Consiglio comunale? Quanti seggi sarebbero attribuiti alle liste Viterbo 20.20 e Viterbo Cambia, che insieme hanno ottenuto solo il 14.65%? A quanto ammonterebbe il premio di maggioranza? Circolano da lunedì mattina tante voci, ognuno cerca di simulare la possibile distribuzione dei seggi sia nell’ipotesi che ad imporsi sia la giovane candidata civica, sia che invece abbia la meglio Giovanni Arena, come i risultati del primo turno lasciano intendere.

Sicuramente il ballottaggio da quando è stato introdotto non ha mancato di riservare sorprese con clamorosi capovolgimenti rispetto ai risultati del primo turno, ma mai in Italia è successo che vi abbiano avuto accesso due candidati distanziati da ben 30 punti percentuali. Ciò in teoria mette Giovanni Arena al riparo da tanti rischi, ma siccome gli scenari vanno comunque presi tutti in considerazione, in queste ore i ragionamenti di alcuni si concentrano sulla legge elettorale, che in effetti è stata più volte oggetto di ricorsi ai tribunali amministrativi regionali.

Chiara Frontini continua a ripetere che il cambiamento è a portata di mano. Sfida Giovanni Arena a confrontarsi con lei nelle piazze, chiude ad ipotesi di apparentamento e ostenta tranquillità non prendendo neanche in considerazione la possibilità di ritrovarsi con un Consiglio comunale di diverso colore dal suo. Ieri mattina lo ha detto ufficialmente nel corso di una conferenza stampa.

Le chiacchiere tuttavia se ne fanno tante, per cui, al di là delle loro fondatezza o meno, meriterebbero una risposta definitiva per mettere i cittadini nella condizione di decidere nella piena consapevolezza dello scenario che si aprirebbe dopo il 24. In questa ottica è auspicabile che la stessa Frontini o le altre forze politiche si premurassero di ottenere subito un parere degli organi competenti per renderne edotti gli elettori.

Come detto, non esiste un precedente simile a cui potersi affidare. Ma, per restare nei paraggi senza neanche andare troppo indietro nel tempo, un’indicazione potrebbe arrivare da Perugia, dove, quattro anni fa, l’attuale sindaco di centrodestra Andrea Romizi vinse le elezioni pur avendo ottenuto al primo turno solo il 26 per cento contro il 46 dell’avversario. Solo che Romizi, per evitare rogne, arrivò al ballottaggio apparentandosi con tutti gli altri candidati a sindaco sconfitti quindici giorni prima.

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