Siccome boia chi molla, e lui non molla come recita il manifesto-invito, stasera alle 18 al Teatro Caffeina Filippo Rossi incontrerà i viterbesi. Il programma è succoso: “Parlerò di Caffeina, di Viterbo, della politica, dei miei errori, dei miei sogni, del mio impegno, delle mie lacrime, delle difficoltà, delle mie incazzature, dei miei nemici, dei miei amici, del mio futuro”, scrive il leader di Viva Viterbo.
In attesa che l’ex futurista riveli cosa bolle nel suo futuro, noi siamo in grado di ricordare quello che c’è invece nel suo passato. Senza andare troppo indietro nel tempo, nel 2013 c’erano 1600 elettori in più rispetto a quelli di domenica scorsa. 1600 viterbesi che, nonostante la crescita di Caffeina, nonostante il teatro e il bistrot, nonostante la politica di lotta e di governo portata avanti da Viva Viterbo negli ultimi cinque anni, nonostante i proclami immaginifici sull’alba di una nuova era che sarebbe apparsa sulla città con la sua vittoria alle comunali di domenica, gli hanno voltato le spalle. I numeri, come sempre, non sono opinabili: cinque anni fa Rossi candidato sindaco conquistò 4.265 preferenze (12%) a fronte delle 3.245 della sua lista (9%).
L’ex presidente del consiglio comunale portò quindi un valore aggiunto di 1.020 preferenze. In questa tornata Rossi, nonostante la profusione uomini, di proclami e di mezzi (anche di trasporto: il camper con cui ha fatto il giro dei quartieri), si è fermato a 2.640 voti, a fronte delle 2.045 messe insieme delle due liste a suo supporto (Viva Viterbo e Area civica). Il suo valore aggiunto si è ridotto ad appena 600 voti. E a nulla è valso il sostegno, più o meno occulto, del vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio né quello dello scienziato ed ex consigliere regionale Riccardo Valentini. Come dire che i due anni di Christmas Village, i cinque anni di crescita di Caffeina e i cinque trascorsi dentro le istituzioni (salvo l’abiura del patto con Michelini nella parte finale della consiliatura) più che a portare acqua al suo mulino sono servite a prosciugare parte del suo bacino elettorale. A Rossi va riconosciuta però una certa dose di franchezza.
“Ho messo tutto me stesso in questa sfida che era una sfida di cambiamento e sviluppo della città – ha ammesso lo sconfitto – . Nient’altro. Non mi avete creduto. Evidentemente sono molto meno credibile di altri. Va bene così. Dopo questo risultato per me nulla sarà come prima, perché per questa città io ho rinunciato a tanto, tantissimo. Troppo. Ma non è servito. E non servirà impegnarsi in questo modo ancora. Mi dispiace dirlo ma è così e voglio essere sincero con tutti voi. La colpa è mia e le decisioni saranno mie. E non saranno decisioni facili. Anzi”. Per chi muore dalla voglia di conoscerle non ha che da attendere le 19 di stasera.