
La sconfitta di Luisa Ciambella – sembra strano a dirlo, ma è esattamente così – è anche e soprattutto la sconfitta della minoranza del Partito democratico viterbese, che, candidando a sindaco Francesco Serra e varando le liste della Asl, si è assunta la responsabilità di riconsegnare il Comune al centrodestra senza neanche tentare di combattere tutti insieme per la causa comune. Viterbo è destinata ora a diventare un caso, che non mancherà di avere ripercussioni pesanti a Roma.
Francesco Serra, Enrico Panunzi, Alessandro Mazzoli e il resto della compagnia si sono volontariamente dichiarati fuori dal partito, daranno vita a un nuovo soggetto politico, ma hanno messo in grande difficoltà anche il presidente della Regione Lazio, che, come se non bastasse, esce con le ossa rotte anche dagli altri Comuni della regione in cui si è votato.
Zingaretti non ha fermato i venti di guerra, non ha ricondotto alla ragione chi ha dato fuori di testa, e dunque, insieme a Massimiliano Smeriglio, che addirittura ha sostenuto nell’ombra insieme all’ex consigliere regionale Riccardo Valentini una delle liste di Filippo Rossi, pagherà un conto salatissimo per il risultato che le urne hanno consegnato alla storia della città dei papi. Per lui, come notano tutti i commentatori nazionali, la possibilità di mettersi a capo del Partito democratico diventa ormai un’utopia. Un sogno semplicemente irrealizzabile dal momento che il Pd è stato affossato per volontà della componente ex Ds che lui ha assecondato o da cui in qualche maniera si è lasciato abbindolare, abdicando al ruolo di arbitro sopra le parti che il ruolo gli avrebbe consigliato, tanto più se si considera che la rielezione (così come Panunzi) l’ha ottenuta grazie ai sacrifici di quanti sul territorio – in primis per quanto riguarda Viterbo l'”odiata” Ciambella – si sono battuti con l’anima durante la campagna elettorale per le regionali del 4 marzo.
Strana la vita. Bizzarre le parabole di certi personaggi. Panunzi e Serra hanno fatto credere a Zingaretti che sarebbero andati al ballottaggio, gli hanno ventilato la possibilità di annientare la componente renziana e di diventare i padroni di tutto, gli hanno fatto prendere lucciole per lanterne. E invece no. Si sono illusi e hanno illuso il capo della Regione. Luisa Ciambella infatti, con il 12.48% preso dalle liste che l’hanno sostenuta, porta a casa almeno un consigliere in più del nemico annidato dentro casa, la trama per buttare fuori dal Consiglio l’area fioroniana, non solo non è riuscita, ma a questo punto sarà oggetto di inevitabile resa dei conti. Certe scelte si pagano e comunque, in generale, devono servire necessariamente per fare chiarezza.
Certo, ottiene poco anche la vicesindaca uscente, ma esce comunque a testa alta da una mattanza che l’ha vista combattere da sola contro tutti. Contro il centrodestra, contro le civiche e contro quella parte del Partito democratico che non ha mai accettato il verdetto del congresso che l’aveva relegata in minoranza. Ha fatto il massimo, Luisa Ciambella, e per come si erano messe le cose ha ottimizzato più che poteva le risorse che aveva a disposizione.