Una bagno di sangue inatteso per il Movimento 5 Stelle, che ottiene addirittura meno voti di 5 anni fa. Alla vigilia dell’appuntamento con le urne nessuno avrebbe scommesso un euro che le cose sarebbero andate così: tutti pensavano che l’ascesa di Luigi Di Maio & C. ai vertici del governo nazionale avrebbe funzionato da veicolo per i pentastellati locali. E invece l’effetto traino non c’è stato e Massimo Erbetti – uomo proveniente dalla sinistra – si deve accontentare di appena 2.147 preferenze a fronte delle 2.417 ottenute 5 anni fa da Gianluca De Dominicis. Idem per quanto riguarda la lista: 1.917 voti oggi, 2.076 nel 2013.
A conti fatti non è escluso che gli elettori di sinistra non abbiano affatto gradito la decisione di Casaleggio e Grillo di dar vita ad un governo con la Lega, ma sicuramente, a livello locale, il Movimento – dove il più votato con 97 preferenze è stato Alessandro Allegrini, che però non entrerà in Consiglio comunale dato che scatterà solo un seggio per Erbetti – paga le guerre intestine che si sono consumate per la scelta dei candidati. Ma soprattutto paga la chiusura a riccio dei militanti della prima ora nei confronti della città, come spesso è stato messo in luce da quanti, avvicinatisi al movimento in questi anni, sono stati costretti ad uscirne per evidenti ostracismi da parte dei “senatori”. E paga anche la scelta di puntare su temi in teoria popolari, come il reddito di cittadinanza, ma assolutamente irrealizzabili. Oltretutto, in una città come Viterbo, dove il ceto medio ha un peso rilevante nonostante il disagio crescente di alcuni strati della popolazione, non è detto che sia popolare ciò che tale è in altre città.
Queste elezioni certificano che il Movimento 5 Stelle a Viterbo semplicemente non esiste. Certificano che non si può affidare a una votazione on line, a cui partecipano quattro gatti, la scelta del sindaco e dei candidati a consigliere. Ne fa le spese Erbetti, ma con queste premesse al posto suo qualsiasi altro candidato avrebbe fatto la stessa, misera, fine.