Federico Grattarola (Partito democratico) dopo 5 anni torna sindaco di Vignanello, incarico che aveva già ricoperto dal 2004 al 2013. Ma non è stata una passeggiata. Lo spoglio delle schede ha tenuto tutti col fiato sospeso fino all’ultimo momento e, a seggi chiusi, l’immagine di quanto sia stata combattuta la guerra con l’altro candidato di area centrosinistra, Enrico Gnisci, la fornisce l’esigua differenza di 90 voti tra i due: 1.257 Grattarola, pari al 46.60%, e 1.167, pari al 43.27%, Gnisci. Quasi non pervenuta la lista di centrodestra che candidava Alberto Conti: 273 voti (10.12%). Ma questa non è una novità: se lo aspettavano in molti. In Consiglio comunale entrano 8 rappresentanti della lista di Grattarola e 4 di quella di Gnisci. Nessun eletto per il centrodestra.
La forte competizione, frutto della spaccatura consumatasi in seno all’amministrazione uscente guidata da Vincenzo Grasselli, ha determinato un aumento dell’affluenza al voto di circa 10 punti (dal 64.31 del 2013 al 74.68 di domenica), il che dimostra la mobilitazione dei candidati di tutti e due gli schieramenti.
Ciò nonostante, forte è stato il disorientamento tra la popolazione, che ancora domenica si chiedeva come fosse stato possibile arrivare a questa situazione, che, per alcune famiglie, è stata fonte di grande imbarazzo. Alla base di tutto ci sono questioni prettamente localistiche, in parte legate a rapporti personali compromessi tra Grattarola e Grasselli, ma un ruolo fondamentale l’ha giocato la spaccatura in seno al Pd provinciale. Non è un mistero che Grasselli si fosse avvicinato da tempo alla minoranza panunziana del Pd, a favore della quale si è schierato al congresso e alle politiche.
Anche a Vignanello, come a Viterbo, adesso si dovrà necessariamente aprire una fase di riflessione molto approfondita, dalla quale non potranno non scaturire scelte che serviranno per fare chiarezza e ripartire.