I portalettere della provincia di Viterbo, come i colleghi di tutta Italia, sono sul piede di guerra per la riorganizzazione decisa da Poste italiane che prevede un aumento dei carichi di lavoro, tagli e ricorso al lavoro precario. L’adesione allo sciopero del 25 maggio scorso è stata elevata: circa il 70% nel solo capoluogo della Tuscia.
“Un’adesione mai vista che fa capire la posizione dei lavoratori nei confronti di questo accordo”, sottolineano i portalettere autorganizzati, che sono molto critici nei confronti delle posizioni assunte dai sindacati confederali e che hanno presentato ai candidati a sindaco di Viterbo un documento da sottoscrivere contro la nuova riorganizzazione di Poste a difesa del servizio pubblico universale.
“I cambiamenti, o per meglio dire gli stravolgimenti – continuano – non sono indirizzati solo agli operatori del recapito ma a tutta la categoria: dal Bancoposta ai Cmp, indistintamente a tutti i lavoratori di Poste Italiane”.
Se da un lato i portalettere legittimamente rivendicano le loro ragioni e alzano la voce, dall’altro lato aumentano, dal nord al sud della provincia, le lamentele dei cittadini per i disservizi nel recapito.
E’ il caso di Lucio Matteucci, leader del movimento Viterbo civica, che racconta la disavventura capitata a sua madre: “Dieci giorni fa nella casetta della posta c’era una cartolina, indirizzata a mia madre, da parte della Agenzia delle entrate, in cui le veniva comunicato di recarsi presso il Comune in via Filippo Ascenzi. Mia madre, per problemi di salute, è sempre in casa, veramente strano che il postino non l’abbia trovata. Poco male, mi faccio fare la delega, vado in Comune e ritiro la lettera, ringraziando mentalmente il postino per la perdita di tempo. Pochi giorni dopo trovo nella casetta della posta l’avviso di una raccomandata sempre indirizzata a mia madre. Ovviamente ancora una volta, stranamente, il postino non la trova in casa. Ho controllato il citofono e funziona a meraviglia. Di nuovo mi faccio fare la delega e vado alle Poste. Una fila interminabile. Dopo 45 minuti di inutile attesa, sono costretto a tornare a lavoro. Ritorno più tardi e mi cucco altri 35 minuti di fila. Ritiro la raccomandata e scopro che è sempre della Agenzia delle entrate. Un’altra comunicazione a presentarsi in Comune per ritirare una lettera. Vado in via Ascenzi, faccio altri 10 minuti di fila. Arriva il mio turno e mi sento rispondere da uno sconcertato impiegato che era una comunicazione relativa alla lettera già ritirata 10 giorni prima. L’impiegato si scusa e mi racconta un episodio paradossale: pochi giorni prima un carabiniere venuto a ritirare una lettera, era incavolato nero perché è inconcepibile che il postino non abbia trovato nessuno in caserma. Ecco, noi ci lamentiamo sempre dei disservizi comunali ma spesso l’intero ingranaggio si inceppa perché è una semplice rotellina che non funziona come dovrebbe. Insomma se il postino pensa di risparmiare 2 minuti non aspettando che gli aprono la porta, se ritiene più comodo recapitare avvisi anziché aspettare un anziano che firmi la ricevuta di consegna, è responsabile di un intero sistema che si inceppa per colpa sua”.