Quarantatremilasettecentoventisei euro. Scriviamo la cifra a lettere per esteso, così come succede per gli assegni. Tipo quello che l’ormai ex parlamentare del M5S Alessandro Di Battista ha appena ricevuto come indennità di fine mandato. A comunicarlo, direttamente dalla California, è stato lo stesso Dibba con un imbarazzante siparietto già diventato di culto.
Nel video si vede il Che Guevara pentastellato che riprende la compagna con il figlioletto in braccio interrogandola sulla destinazione che prenderà quel gruzzolo: “Che dobbiamo fare?”, chiede Dibba con voce melliflua alla povera (in senso letterale) Sahra. Lei risponde: “Dobbiamo restituirli”. Abbozza un sorriso ma si capisce che dentro di sé vorrebbe scuoiarlo vivo, aprirlo come una scatoletta di tonno: “Non sei contenta che restituiamo alle piccole e medie imprese?. Lei si vede che sarebbe più che altro contenta di dare le viscere del suo compagno in pasto ai cani. “Molto”. La crudeltà di Dibba ora rasenta l’efferatezza: “Servirebbero questi soldi per il futuro di Andrea?”.
Come se un papà la vigilia di Natale chiedesse al figlioletto che ha appena scartato i regali trovati sotto l’albero: “Non sei contento di donarli ai bambini poveri dell’Africa?”. Neanche il Che nelle foreste boliviane si sarebbe mai spinto a simili e gratuiti atti di violenza. Lei, stoicamente, resiste alle torture ma sembra Wendy davanti al ghigno di Jack Torrance in Shining: “Avremmo potuto mandarlo in una buona università” risponde la sventurata. Dibba la blocca subito, richiamandola ai sacri principi del Vangelo secondo Casaleggio: i soldi che arrivano dall’Inferno di Montecitorio sono sterco del diavolo. E poi ci sono gli impegni presi e documentati dalle dirette Facebook: “Ma abbiamo detto che li avremmo restituiti?”, chiede lui mettendo alla prova la fede di Sahra un po’ come Dio fece con Abramo. “Vero”, si arrende lei all’irrituale sacrificio.
Il sorriso sardonico di Dibba cala come un velo pietoso sull’agghiacciante siparietto domestico. Chissà la faccia che farà la povera Sahra quando scoprirà che i quarantatremilasettecentoventisei euro che avrebbero potuto sostenere le future rette universitarie del pargolo non serviranno a finanziare le piccole imprese ma, vista l’aria che tira in casa Di Battista, a pagare la cauzione per nonno Littorio. Che tra un’offesa all’onore di Mattarella e una a Matteo Orfini rischia di finire, parole sue, a Regina Coeli.