Merita di essere sempre esaminato attentamente ciò che dice il consigliere regionale Enrico Panunzi. Per due ordini di motivi: politicamente, in quanto ha deciso di schierarsi contro il partito che l’ha fatto eleggere, e amministrativamente perché è il rappresentante della Regione sul territorio, colui che è chiamato a spiegare ai cittadini il perché dei provvedimenti che vengono presi a Roma, ovvero il perché non si risolvano disfunzioni e disservizi.
Molto bene: in una recente dichiarazione, egli ha sostenuto che la Regione Lazio avrebbe risolto il problema delle liste d’attesa. Una straordinaria notizia: l’ottanta per cento della prestazioni – è in sintesi il suo ragionamento – non presenta più liste d’attesa. Ma le cose non stanno affatto così. Come spiegare allora questo suo grido di vittoria? Due sono le soluzioni: quell’80% o è riferito a prestazioni marginali ai fini delle vere necessità dei malati, motivo per cui tutti quelli che si lamentano guarda caso chiedono prestazioni ricadenti nel restante 20, oppure va ricondotto alla parte di territorio regionale in cui il problema è stato realmente risolto, il che vuol dire che il territorio di Viterbo, chissà perché, sarebbe il 20% del Lazio ancora in attesa di risposta.
Diciamo così perché la gente, al di là della comunicazione elettorale trionfalistica del consigliere regionale già del Pd, continua a parlare di attese lunghissime. Nessuno praticamente si è accorto dei grandiosi risultati sbandierati a mo’ di trofeo dall’ex sindaco di Canepina per sostenere le liste dei medici che stanno con Serra. Un consiglio: forse se quelli che devono abbattere le liste (cioè i medici, appunto) lavorassero di meno in intramoenia e facessero meno campagna elettorale le cose andrebbero meglio.