Il voto, si sa, è come la pecunia: non olet. E così il candidato sindaco del centrodestra Giovanni Arena da un lato solletica la pancia dell’elettorato leghista – in attesa di vedere quanto pesa realmente a Viterbo al di là del vento del nord spirato alle politiche – mettendo i temi sempre caldissimi della sicurezza e dell’immigrazione al centro della sua campagna elettorale, dall’altra accarezza la testa alle comunità straniere, in particolare quelle più integrate. Quelle che, per l’appunto, votano.
Come non leggere in questo senso l’incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra Arena e un nutrito gruppo di cittadini da anni residenti a Viterbo. L’iniziativa è stata organizzata da Andrea De Simone, direttore di Confartigianato e candidato consigliere di Fratelli d’Italia, un altro partito di quel fronte sovranista sostenitore di politiche fortemente restrittive in materia di immigrazione.
Insomma, anche gli immigrati si distinguono tra quelli di serie A e quelli di serie B. I romeni che vivono a Viterbo da anni, lavorano e votano sono bene accetti, soprattutto sotto elezioni. Gli altri, i profughi in fuga dalla fame, dalla miseria e dalle guerre che dilaniano l’Africa e il Medioriente si possono invece rispedire a casa perché, come dice il neo ministro dell’Interno Matteo, Salvini, “la pacchia è finita”. La campagna elettorale purtroppo ancora no.