Ciao, anzi ciaone, ai sogni di gloria di Fratelli d’Italia, relegati all’opposizione per il rifiuto del Movimento 5 Stelle a farli entrare nella compagine di governo come avrebbe voluto la Lega. Gli eredi di Alleanza nazionale escono malissimo, grazie alla politica schizofrenica della Meloni, dalle vicende che hanno interessato il dopo 4 marzo. Prima no a un governo gialloverde, poi sì nella speranza che gli avrebbero dato un paio di ministeri. Prima piena fiducia nel presidente della Repubblica, poi invettive al suo indirizzo non appena si è opposto alla nomina di Savona, quindi abbassamento dei toni quando si sono resi conto di non essere seguiti sullo stesso terreno neanche da Salvini, infine acrobatiche piroette, per bocca della solita Giorgia, per spiegare che loro sono e restano patrioti e che la richiesta di entrare nel governo non era “giammai” finalizzata ad occupare le poltrone, ma a garantire, piuttosto, la stabilità del Paese di fronte alle minacce dei signori dello spread. Fatto sta che al governo non ce l’hanno voluti e adesso, con le pive nel sacco, sono un’altra volta costretti a cambiare strategia di comunicazione.
La rappresentazione plastica di questo turpiloquio è Viterbo, vanto e orgoglio della Meloni a causa delle percentuali oltre la media che il partito registra ad ogni elezione. Quando Mattarella, appena una settimana fa, disse no al “primo” governo Conte dalla città dei papi partirono dall’area Fratelli d’Italia centinaia di insulti al suo indirizzo: gente sdegnata che gridava al complotto, candidati alle comunali che aizzavano la folla virtuale dei social contro il Quirinale, “esperti” costituzionalisti “laureati ad Oxford” (vedi lo stesso Rotelli) che difendevano il sacrosanto diritto dei vincitori delle elezioni (M5S prima di tutto) a formare il governo, e via dicendo in un crescendo da tragedia greca con la voce recitante della leader romana e romanesca applaudita dai suoi manco fosse un eroe del Risorgimento. A distanza di sette giorni la musica è cambiata e le stesse persone le troviamo ora blaterare contro il Movimento 5 Stelle, descritto come un “covo di comunisti”, a cui, purtroppo, “ha dato fiducia anche un sacco di gente di destra”. Quando si dice la coerenza.